Dieci ore di discussione, momenti di altissima tensione e una bozza di accordo sottoscritta in extremis dalla quasi totalità dei partecipanti. E' questo in estrema sintesi o sviluppo del Vertice dell'Unione Europea cominciato nella serata di ieri a Bruxelles e terminato a notte inoltrata. E il giorno dopo, ai contenuti del piano approvato e sottoscritto da 23 Paesi, si sommano tensioni mai così forti con il Governo britannico guidato da David Cameron, accusato apertamente dal Presidente francese Sarkozy di essere il colpevole della "nascita dell'Europa a due velocità".
I punti dell'accordo di Bruxelles
Quello sottoscritto da 23 Paesi (da tutti i 17 dell'Eurozona) è sostanzialmente un patto fiscale che impegna al rispetto di stringenti regole di bilancio (da inserire nelle Costituzioni nazionali). Il deficit strutturale viene limitato allo 0,5% del PIl e per i Paesi che non rispetteranno il vincolo del 3% nel rapporto deficit – Pil scatteranno sanzioni automatiche. Previsto anche un aumento della dotazione del Fondo Monetario Internazionale di 200 miliardi di euro, mentre resta il disaccordo sul fondo di stabilità europeo, il cosiddetto European Stability Mechanism. In effetti, l'ESM non sarà (per il momento) trasformato in ente creditizio, mentre resterà comunque amministrato dalla Banca Centrale Europea.
La spaccatura con la Gran Bretagna e l'Europa a due velocità
Accanto ai risultati, il vertice di Bruxelles segna anche il punto più alto del dissidio fra i Paesi dell'Eurozona e la Gran Bretagna, il cui premier David Cameron ha avuto parole nette nei confronti del trattato e della linea franco – tedesca: "Non era nell'interesse della Gran Bretagna e dunque non abbiamo accettato […] Non c'è tutela per i nostri interessi nel mercato Ue e non rinunceremo mai alla nostra sovranità". La replica a stretto giro di boa del Presidente francese Sarkozy ha chiarito meglio i punti del dissenso inglese: "Cameron ha chiesto un protocollo per esonerare Londra dalle regole sui servizi finanziari, una richiesta inaccettabile perché parte dei problemi dell'Europa viene da questo settore".
Insomma, malgrado il no inglese (a cui si sono aggiunti quelli di Svezia, Ungheria e Repubblica Ceca), i Paesi dell'Eurozona vanno avanti sulla strada dell'integrazione economico – finanziaria. La sensazione degli analisti, tuttavia, è quella che da questo vertice stia nascendo una vera e propria Europa a due velocità, con il blocco franco – tedesco a reggere le sorti dell'intera area (con la determinante assistenza della Banca Centrale Europea).