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Verso un nuovo taglio del cuneo fiscale: il governo punta a una riduzione da 2 miliardi

Il governo sta valutando le opzioni da mettere in campo in vista della legge di Bilancio in tema di tasse sul lavoro: l’idea che sembra prevalere è quella di un nuovo taglio del cuneo fiscale. L’ipotesi ritenuta più probabile in queste ore è quella di abolire il contributo Cuaf, un contributo a carico dei datori di lavoro.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nell’immediato, entro la fine di settembre, c’è la riforma fiscale. Subito dopo, però, c’è un altro intervento da mettere in campo riguardante lo stesso ambito. Nella legge di Bilancio, infatti, ci saranno da destinare 2,3 miliardi di euro circa che dovrebbero rientrare tra quelli appartenenti al fondo per ridurre la pressione fiscale, istituto lo scorso anno. Quei fondi, ancora da calcolare con precisione, potrebbero essere utilizzati per una nuova riduzione del cuneo fiscale, almeno stando all’auspicio della maggioranza. In particolare si sta studiando la possibilità di intervenire sul contributo Cuaf, la Cassa unica assegni familiari, secondo quanto spiega il Sole 24 Ore.

Il contributo Cuaf e la riduzione del costo del lavoro

Il contributo è di fatto un onere a carico dei datori di lavoro che serve per finanziare il sostegno economico alle famiglie. In caso di abolizione, per un costo di due miliardi e quindi non eccessivo, si potrebbe intervenire in maniera più strutturale sul cuneo fiscale. La prima conseguenza sarebbe una riduzione del costo del lavoro per le imprese. Il vantaggio sarebbe percepito anche dalle famiglie che pagano il contributo per badanti e collaboratori domestici.

Le altre ipotesi allo studio tra Irpef e Irap

Ci sono anche altre ipotesi, però, allo studio. Una è quella di avviare la riduzione della terza aliquota Irpef, quella che in caso di redditi superiori ai 28mila euro fa scattare un passaggio dal 27% al 38% di imposizione. Il problema, in questo caso, è che ogni punto di taglio costa tre miliardi l’anno e il vantaggio per i lavoratori sarebbe minimo. Altra idea è quella di abolire sin da subito, da gennaio, l’Irap. In questo caso si potrebbe seguire l’indicazione fornita dal documento redatto dalle commissioni Finanze di Camera e Senato sulla riforma fiscale: assorbire l’Irap nell’Ires. Per percorrere questa strada si stima un costo di tre miliardi di euro. Qualsiasi sia, comunque, l’opzione che sceglierà il governo sembra chiaro che l’intenzione è quella di andare a intervenire sulle tasse sul lavoro.

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