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Vendita Telecom, Letta: “Non è un problema di passaporto di capitali”

Il premier ha anche parlato delle reti: “Saremo molto, molto attenti, non vogliamo perdere su questo aspetto strategico dell’operazione”.
A cura di D. F.
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In un'intervista rilasciata a Bloomberg Tv il premier Enrico Letta ha risposto ad alcune domande a proposito dell'affaire Telecom, auspicando che il livello degli occupati venga mantenuto anche a seguito della cessione a Telefonica, società spagnola. Letta ha aggiunto che un altro nodo essenziale è quello dell'interesse strategico della rete: "Saremo molto, molto attenti, non vogliamo perdere su questo aspetto strategico dell'operazione". Il presidente del consiglio ha quindi affermato che quello della cessione di Telecom "Non è un problema di barriere, né un problema di passaporto di capitali".

Letta ha quindi ricordato come "in un mercato aperto come quello europeo" l'acquisizione della società italiana da parte di Telefonica riguarda innanzitutto il livello occupazionale ma anche la questione degli asset strategici. "Siamo ora nel mercato europeo, stiamo discutendo di compagnie europee, come Enel o Endesa. Non è un problema di nazioni, ma un problema di interessi strategici", ha detto il presidente del Consiglio. Sulla questione è intervenuto questa mattina al Senato il presidente del gruppo Franco Bernabè che, a sorpresa, ha detto di aver appreso della modifica degli accordi parasociali tra gli azionisti di Telco dai comunicati stampa. Il manager ha poi evidenziato che sullo scorporo delle rete, "Telecom conferma il proprio impegno a procedere nel confronto con l'Autorità e con la Cassa Depositi e Prestiti ma l'esito finale dell'operazione non è scontato e, in ogni caso, richiede tempi molto lunghi". "Questo accordo societario, in base al quale i soci italiani hanno diluito la loro partecipazione e concesso una call option a Telefonica sull'intero pacchetto azionario, delinea un percorso che porterà Telefonica ad avere il controllo di Telco e quindi a diventare l'azionista di riferimento di Telecom Italia che resterà, tuttavia, una società quotata con l'85% del capitale sul mercato, incluse le azioni di risparmio", ha spiegato.

Bernabè ha quindi replicato risposto a quelli che oggi gridano per il passaggio di un'azienda strategica in mani straniere: "Per arrivare a scelte differenti bisognava tutti pensarci prima" se "il sistema Italia fosse stato davvero così preoccupato del futuro di Telecom Italia come negli ultimi due giorni forse sarebbe stato possibile un intervento più strutturale". Intanto sul fronte sindacale c'è preouccupazione. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente al premier. "La modifica dell'azionariato di Telecom Italia – si legge nella lettera – provoca conseguenze rilevantissime in un settore strategico per il futuro del nostro Paese".

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