Usa e Regno Unito a rischio recessione secondo gli esperti: lo spread supera i 230 punti base
Una tempesta economica perfetta. Tra sanzioni incrociate Russia-Occidente, inflazione, crisi alimentare e instabilità sui mercati finanziari, le prospettive dell'Occidente sembrano essere sempre più fosche, con possibili conseguenze molto pesanti per l'Italia. Ora gli economisti americani lo dicono senza mezzi termini: il prossimo anno gli States andranno in recessione. A non avere dubbi in tal senso è il 70% degli accademici interpellati dal Financial Times, che segnalano come, dopo il rimbalzo dell'economia per la fine delle restrizioni Covid, ora ci sarà un crollo repentino all'inizio del 2023, trainato dalle politiche monetarie restrittive della banca centrale Usa, la Federal Reserve, che sta tentando di contenere un rialzo dei prezzi mai così alto da circa 40 anni a questa parte.
D'altronde lo ha detto lo stesso Jerome Powell, presidente della Fed, ammettendo che gli sforzi della banca per moderare l'inflazione potranno causare “un po' di dolore”. "Dolore" che si percepisce anche nel Regno Unito, dove la contrazione della crescita è sempre più evidente. Ad aprile il Pil è sceso dello 0,3%, dopo un calo dello 0,1% a marzo, contro le previsioni di un leggero rialzo e la Banca centrale Uk sta aumentando i tassi di interesse. Se questo ritmo continuerà anche Inghilterra e paesi confinanti potrebbero andare in recessione tra la fine dell'anno e l'inizio del 2023. Il valore della sterlina in calo, d'altronde, non sembra essere di buon auspicio.
I mercati, quindi, sono in fibrillazione e l'effetto in Italia, dove l'inflazione è arrivata a quasi il 7%, è forte. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è salito oltre i 230 punti (231,5), con i rendimenti spinti sempre più su. Quello italiano è infatti al 3,85%, ai massimi dal 2014. Uno scenario che fa chiedere ad alcuni partiti (a partire da Fratelli d'Italia) di prevedere un nuovo scudo monetario anti-spread. Peccato che la Banca centrale europea abbia invece appena annunciato un aumento dei tassi di interesse tra luglio e settembre, assieme a un forte ridimensionamento degli acquisti speciali dei titoli di Stato garantiti durante il periodo Covid.