Il maxi-aumento di capitale di Unicredit, da 13 miliardi, inizia a preoccupare. Non solo e non tanto Mps, che ormai dopo il fallimento della ricapitalizzazione di mercato si avvia ad una ricapitalizzazione preventiva che porterà il Tesoro (cui spetterà sostenere un onere da 6,6 miliardi di euro degli 8,8 miliardi fin qui indicati dalla Bce come necessari per far risalire i coefficienti patrimoniali di Mps ad un livello di sicurezza anche nell’ipotesi peggiore degli scenari elaborati dall’Eba per gli stress test dello scorso autunno), quanto Deutsche Bank.
Anche l’istituto tedesco, infatti, nonostante il cospicuo “sconto” ottenuto dalle autorità Usa per quanto riguarda la multa con cui chiudere la vicenda che ha visto l’istituto tedesco al centro di un’indagine per la vendita impropria di carta finanziaria legata ai mutui subprime (multa costata “solo” 7,2 miliardi contro i 15 miliardi inizialmente preventivati), non potrà evitare, secondo il Financial Times, di aumentare il proprio capitale di almeno 7 miliardi di euro nei prossimi mesi, per rilanciare la propria strategia.
Proprio la quasi concomitanza delle due operazioni, destinate ad assorbire fino a 20 miliardi contro i soli 8 miliardi raccolti in tutto il 2016 dalle prime dieci emissioni azionarie in Europa, porterebbe gli investitori, secondo il giornale britannico, a optare per investire nella banca italiana prima che in quella tedesca. Cifre che sono peraltro una frazione di quella raccolte tra il 2007 e il 2014, quando i 20 maggiori aumenti di capitale avevano drenato 300 miliardi di euro, ma tant’è.
In attesa che il mercato riparta e gli investitori tornino ad allargare i cordoni della borsa, Jean-Pierre Mustier, Ceo di Unicredit, appronta gli ultimi dettagli: il 12 gennaio l’assemblea straordinaria della banca italiana si riunirà per approvare ufficialmente l’operazione, che prevede anche un raggruppamento delle azioni secondo il rapporto di un nuovo titolo ordinario o di risparmio ogni dieci esistenti.
Sebbene presenti almeno borsisticamente alcune analogie con la concorrente tedesca (le quotazioni di entrambi gli istituti sono rimbalzati dai minimi di novembre e ora trattano a circa un terzo del book value rispetto a un quarto di alcuni mesi fa), i sottostanti modelli di business sono alquanto diversi. Unicredit è ormai una grande banca commerciale paneuropea, che fa leva sulla propria clientela retail e corporate.
Il taglio dei costi e la pulizia delle sofferenze varate da Mustier ha portato alla cessione di 17,7 miliardi di Npl lordi affidati a due partner (Fortress e Pimco), senza aspettare la agognata (da altri concorrenti alle prese con situazioni più problematiche) “bad bank sistemica”. Mustier dopo aver ceduto Pioneer Asset Management, Bank Pekao e due tranche di FinecoBank, si prepara a chiudere quasi 900 filiali in Italia e intende tagliare i ponti col passato facendo ripartire nuovi investimenti soprattutto in tecnologia (1,6 miliardi previsti) per rendere la banca più efficiente, migliorando al contempo l’attenzione al cliente.
Il modello strategico della Deutsche Bank (che rischia altri 10 miliardi di euro di multa legati ad una causa aperta in Russia) resta invece più complesso. Oltre alle attività di banca commerciale il Ceo John Cryan vuole risollevare il settore dell’investment banking, che però si trova ad affrontare un importante cambio normativo che potrebbe far modificare le scelte d’investimento negli anni a venire.
Deutsche Bank, inoltre, secondo molti potrebbe finire col rilevare la più piccola e malconcia concorrente Commerzbank, magari dopo aver nuovamente scorporato Postbank, rilevata per 6 miliardi di euro nel 2008 da Deutsche Poste. Un cantiere molto complesso che presenta più rischi (anche se in teoria potrebbe offrire più opportunità) per gli investitori rispetto alla banca italiana.
Anche questo peserà sulla valutazione che gli investitori dovranno compiere in merito a quale aumento sottoscrivere nei prossimi mesi. Mustier lo sa e forse per questo appare fiducioso di centrare l’obiettivo con minore difficoltà rispetto al suo collega John Cryan.