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Unicredit cade in borsa, pesano conti e aumento di capitale in arrivo

Unicredit cade ancora in borsa: pesano i risultati del quarto trimestre, chiuso con una maxi perdita a causa di 12,2 miliardi di svalutazioni e rettifiche straordinarie, e l’avvicinarsi del lancio dell’aumento di capitale da 13 miliardi. La Bce tiene un faro puntato sull’istituto italiano…
A cura di Luca Spoldi
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Occhi puntati su Unicredit, oggi protagonista in negativo della seduta di borsa avendo chiuso la giornata in calo del 5,45% a 26,2 euro per azione, dopo essere stata anche sospesa per eccesso di ribasso avendo toccato brevemente i 25,99 euro per azione nell’arco della seduta. A tenere banco sono sia il passato recente sia il futuro prossimo dell’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier.

Quanto al primo, la banca ha comunicato i risultati preliminari del quarto trimestre 2016 (che saranno approvati dal Cda del prossimo 9 febbraio), chiuso con una perdita netta di 11,8 miliardi a causa di poste straordinarie senza le quali si sarebbe avuto un risultato positivo. A pesare sul risultato sono state circa 12,2 miliardi di svalutazioni e rettifiche che saranno inscritte in bilancio il quarto trimestre 2016, di cui 8,1 miliardi legati all’incremento del grado di copertura al sul portafoglio di crediti oggetto di cessione nell’ambito del “Progetto Fino” e sui crediti deteriorati oggetto del “Progetto Porto”.

Altri 1,7 miliardi di costi sono legati all’esodo di 5.600 persone, 1,4 miliardi ad altre svalutazioni su poste dell’attivo patrimoniale e accantonamenti a fondo rischi e mezzo miliardo a svalutazioni dell’avviamento ed altre attività immateriali. Anche le cessioni, sebbene abbiano consentito di fare cassa, hanno generato impatti negativi che Unicredit ha preferito spesare subito.

La cessione di Ukrsotsbank produrrà un impatto negativo di 700 milioni circa per la cancellazione della riserva cambi, altri 300 milioni di impatto negativo deriveranno dalla stipula del contratto di cessione di Bank Pekao e la conseguente classificazione tra le attività operative cessate. In questo caso tuttavia si avrà anche un impatto positivo da 400 milioni legato ai profitti sulla cessione delle attività di processing sulle carte di credito.

La cessione di Pioneer Asset Management, infine, impatterà negativamente sui dati pro-forma dei primi nove mesi 2016 del margine di intermediazione (per 1,86 miliardi) e del risultato di gestione (altri 948 milioni). Unicredit ha poi fatto sapere che sono in corso quattro accertamenti ispettivi da parte della Bce e di essere in attesa di conoscere l’esito di una ulteriore verifica della Bce relativa al “market risk”.

La Bce ha dunque acceso un faro sulla solidità del gruppo italiano e lo manterrà puntato fino a dopo la conclusione dell’aumento di capitale, il cui importo servirà sostanzialmente a ripianare la perdita “straordinaria” del 2016. Questa operazione riguarda l’immediato futuro ed è il secondo motivo per cui il titolo oggi (e venerdì scorso) ha perso terreno in borsa.

Mustier starebbe infatti cercando di anticipare per quanto possibile l’operazione, fiutata l’aria non proprio tranquilla dei mercati, che dopo aver festeggiato l’attesa riaccelerazione economica americana che l’elezione di Donald Trump è sembrata promettere, sembrano ora iniziare a temere i danni che la politica mercantilista e isolazionista della nuova amministrazione potrebbe causare sia alla crescita mondiale sia a settori importanti della stessa economia americana come i grandi gruppi di Silicon Valley e di Wall Street (dove la presenza di lavoratori altamente specializzati di origina estera e di fede musulmana è cospicua).

La ricapitalizzazione, il cui avvio era atteso inizialmente per il 16 febbraio, dovrebbe in realtà scattare una decina di giorni prima, con chiusura entro il 24 febbraio, ma avrà comunque effetto contabile nel primo trimestre e questo significa che il bilancio a fine 2016 vedrà i coefficienti patrimoniali pari a circa l’8% per quanto riguarda il Cet1 capital ratio, al 9% per il Tier 1 capital ratio e all’11,5% per il Total capital ratio. Livelli che impediranno a Unicredit la distribuzione di dividendi e al pagamento delle cedole degli strumenti “Additional Tier 1” dato che sono inferiori a quelli richiesti dalla Bce.

La forchetta indicativa di prezzo per l’aumento dovrebbe essere decisa nei prossimi giorni ma la stampa italiana parla di un possibile sconto tra il 30% e il 40% sul Terp (il prezzo teorico dopo lo stacco dei diritti d’opzione), attorno quindi ai 15 euro per azione. Chi non vuole o non può partecipare all’aumento si affretta dunque a uscire dal titolo, prima di vedere le quotazioni riallinearsi al prezzo d’offerta dei nuovi titoli, essendo difficile pensare che, per quanto l’operazione dovrebbe essere ampiamente sottoscritta (al momento non è tuttavia stato siglato ancora un accordo vincolante underwriting per la garanzia dell’aumento), titoli e diritti possano salire significativamente sotto aumento.

In ogni caso entro il 28 febbraio, quindi appena noti i risultati della ricapitalizzazione, Unicredit dovrà infine la presentare alla Bce, che nella Srep 2016 aveva evidenziato alcuni rischi cui resta soggetto il gruppo (tra cui l’elevato livello di esposizioni deteriorate, il rischio di liquidità, il rischio connesso all’operatività in Russia e Turchia e il persistere di un livello di profittabilità debole), una strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo di rafforzamento patrimoniale.

Non è dunque detto che sia finita qui per Unicredit né per le altre banche italiane, che attendono come Mps (e indirettamente Intesa Sanpaolo) di vedere come il mercato reagirà all’operazione di Mustier per valutare le proprie future mosse.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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