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Opinioni

Una giornata ricca di spunti

Banche e industria sotto i riflettori oggi in Europa, in una giornata ricca di spunti che pure non ha portato a variazioni significative sui mercati. Segno che la cautela continua a prevalere…
A cura di Luca Spoldi
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Spagna, scontri tra minatori e polizia

Giornata davvero ricca di spunti per i mercati finanziari europei, che però come spesso accade finiscono col rimanere pressoché invariati o in frazionale calo rispetto a ieri, confermando l’antico detto di borsa “buy on rumors, sell on news” (ossia compra sulle voci, vendi sulle notizie) e il fatto che, nell’incertezza, meno ci si muove meno danni si rischia di fare. Eppure la giornata odierna per alcuni potrebbe essere una di quelle da segnare sul calendario, se non altro perché a fronte del comunicato dell’Eba (European banking authority) secondo cui da dicembre 27 tra le maggiori banche europee hanno rafforzato il capitale per complessivi 94,4 miliardi di euro “ben oltre la necessità di 76 miliardi emersa a dicembre”, mentre ulteriori “significative ristrutturazioni” sono in corso nelle 4 banche rimanenti tra quelle tenute sotto osservazione, secondo alcuni si è ormai toccato il limite all’attuale strategia europea.

Ricostituire ulteriormente la fiducia e veder dunque risalire le quotazioni delle banche, ulteriore tassello per mettere in sicurezza il settore, nonché (cosa ancora più importante) veder nuovamente crescere l’attività di finanziamento e rifinanziamento degli istituti senza dover sempre attendere l’intervento salvifico della Bce o dei fondi europei (come nel caso delle banche spagnole), dipenderà ora dall’azione di pulizia di bilancio che le banche stesse vorranno fare e dalla definitiva soluzione alla crisi del debito sovrano (che continua a pesare sui bilanci di molti istituti attraverso l’esposizione ai titoli di stato dell’area euro). In questo senso un primo test verrà dalla reazione del sistema bancario spagnolo all’ennesima (la quarta in soli sette mesi) manovra correttiva varata dal governo Rajoy.

Rajoy si trova con le spalle al muro: dopo i 100 miliardi di prestiti per ristrutturare il settore creditizio ieri ha anche ottenuto una dilazione di un anno dei termini per centrare gli obiettivi di deficit/Pil concordati in sede europea, oggi vara aumenti di tasse e tagli per complessivi 65 miliardi di euro attraverso misure come l’innalzamento dell’Iva dal 18% al 21%, la riduzione di alcuni benefici fiscali sull’acquisto della prima casa, la riduzione dei sussidi alla disoccupazione, la soppressione delle tredicesime per i dipendenti pubblici e il taglio delle pensioni che non solo minacciano di far esplodere una protesta di piazza già a livelli di guardia ma preoccupano anche molti analisti. I quali in qualche caso si chiedono se di questo passo arriverà prima il dissesto o un formale piano di aiuti comunitario, dato che le misure appena annunciate rischiano di accentuare la pesante recessione in cui versa l’economia spagnola.

L’Eba dal canto suo, accusata da più parti di aver (sotto la pressione della Germania) varato norme a loro volta “pro cicliche” (e particolarmente penalizzanti per le banche italiane più che per le concorrenti francesi o tedesche), sembra voler sgombrare il campo da tali critiche e sottolinea che l’osservanza alle sue raccomandazioni è stata ottenuta con “misure che hanno avuto un impatto diretto sul capitale” per complessivi 71,6 miliardi di euro, mentre le azioni di deleveraging (dunque di stretta creditizia) hanno ridotto gli asset a rischio solo dello 0,62% rispetto al valore aggregato dei patrimoni netti rilevati nel settembre del 2011, pesando poco o nulla in termini di finanziamenti all’economia reale. Un dato che stride con quelli che Bankitalia continua a pubblicare sull’andamento del credito in Italia che vi ho ricordato già ieri.

E proprio Bankitalia, per bocca del suo Governatore, Ignazio Visco, ha ribadito oggi che lo spread tra Btp e Bund (stasera pari al 4,54% a fronte di un rendimento del Btp decennale guida ridisceso al 5,81%) “non è giustificato dai fondamentali dell’economia italiana”. Tutto bene dunque? Neanche per idea visto che sempre Visco ha aggiunto che “siamo ancora in recessione e nella media di quest’anno il Pil diminuirebbe di poco meno di due punti percentuali”, un dato che peggiora precedenti indicazioni fornite dallo stesso Visco (calo del Pil dell'1,5% nel 2012 in Italia). Secondo il numero uno di Via Nazionale “al peggioramento dello scenario concorrono l’aumento del costo e il deterioramento della disponibilità di credito indotti dalla crisi del debito sovrano”, il che pare contrastare tanto la tesi dell’Abi di un credito che cala per effetto di una minore domanda indotta dalla recessione quanto la “excusatio non petita” dell’Eba.

In attesa di capire se e quando la crescita, unica vera panacea per superare le paure che attanagliano investitori, banche e aziende tutte del vecchio continente da oltre due anni, tornerà a far visita all’Italia e al Sud Europa, a noi non resta che consolarci notano che a volte persino in una crisi ci sono storie a lieto fine, almeno relativo. Così dopo giorni in cui si è continuato a parlare della possibile chiusura di un altro stabilimento Fiat in Italia e dopo che l’Istat (sempre oggi!) ha confermato che il “Belpaese” non è più un luogo ospitale per far nascere nuove imprese (nel 2010 le nuove imprese sono state solo 265 mila, 24 mila meno dell’anno prima con un tasso di “natalità” in calo al 6,7%, il più basso dal 2004 e il timore è che nel 2011 e nel 2012 i numeri possano rivelarsi ancora peggiori), Mitsubishi Motors ha annunciato il suo addio dal vecchio continente sotto il profilo produttivo.

L’unico impianto del gruppo giapponese, in Olanda, dove la produzione di vetture compatte e suv (partita nel 1991 nell’ambito di una joint venture tra Mitsubishi e la svedese Volvo, sciolta poi 10 anni dopo con l’acquisizione del 100% dell’impianto da parte di Mitsubishi) era peraltro ferma ormai da febbraio, sarà ceduto a Netherlands Car (NedCar), produttore locale di autobus e macchine industriali. La cosa positiva di questo annuncio è che sembra essere un accordo in grado di soddisfare tutte le parti in causa.

Mitsubishi deve iscrivere perdite in bilancio per 280 milioni di euro, ma evita costi superiori che avrebbe dovuto sostenere per licenziare tutto il personale e abbattere lo stabilimento. NedCar, che ha acquisito la fabbrica per la cifra simbolica di 1 euro, è già in trattativa per riconvertire in parte l’impianto e produrvi la Mini per conto di Bmw; i 1.500 lavoratori salvano il posto; Bmw stessa riesce a incrementare la produzione di una vettura di piccola cilindrata senza sostenere ulteriori pensati investimenti diretti. E Fiat, sullo sfondo, sorride visto che un concorrente si ritira proprio in uno dei settori che maggiormente la vedono esposta.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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