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Tupperware verso la bancarotta: il gigante dei contenitori di plastica avvia procedura di fallimento

La storica azienda di contenitori di plastica, in difficoltà economiche da anni, ha annunciato la richiesta di fallimento e avviato l’amministrazione straordinaria. L’ad Laurie Ann Goldman: “Posizione finanziaria dell’azienda è stata gravemente influenzata dal contesto macroeconomico”
A cura di Giovanni Turi
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Tupperware avvia una procedura di fallimento
Tupperware avvia una procedura di fallimento

Tupperware, il gigante statunitense che produce i celebri contenitori in plastica per cibo, imbocca la strada verso la bancarotta. Era nell'aria da almeno un anno, ma ora è realtà. Con una richiesta alla corte del distretto del Delaware, l'azienda ha fatto richiesta di far ricorso al Chapter 11, una legge fallimentare degli Usa, avviando un'amministrazione straordinaria e un piano di risanamento dei debiti e di ristrutturazione. Il che si traduce in un primo passo verso la vendita dell'attività. Nel frattempo, comunque, l'azienda resterà operativa. Sebbene debba fare i conti con un passivo stimato tra uno e 10 miliardi di dollari, come riportano i documenti depositati alla corte.

I motivi dietro questa condizione si riconducono nelle parole dell'amministratrice delegata, Laurie Ann Goldman, agli investitori: "Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell'azienda è stata fortemente impattata dal difficile contesto macroeconomico". E di quel che sarà l'azienda, lo riferisce subito dopo: "Un'azienda digitale e tecnologicamente avanzata, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder. Abbiamo esplorato numerose opzioni strategiche e abbiamo stabilito che questa è la strada migliore da seguire. Questo processo è pensato per fornirci una flessibilità essenziale mentre perseguiamo alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione".

La crisi del marchio Tupperware

L'anno precedente aveva evidenziato l'emorragia delle vendite, nonostante il lockdown dovuto al Covid-19 avesse portato un rialzo dei numeri con ricavi da 1,6 miliardi di dollari. L'azienda ha una rete di distribuzione in 70 Paesi, mentre la produzione è perlopiù negli Stati Uniti, ma anche in Messico, Brasile e Belgio.

Nei documenti depositati alla corte fallimentare del Delaware, riporta Reuters, l'azienda ha elencato tra i 500 milioni e un miliardo di dollari di attività stimate e tra uno e 10 miliardi di dollari di passivo stimato. I creditori sono tra i 50 e 100 mila. L'azienda, comunque, non pubblica i propri conti dal 2022, anno in cui le vendite sono scese a 1,3 miliardi di dollari, in calo del 42% rispetto a cinque anni prima.

Ma la concorrenza è dei competitor con prodotti più economici, i consumi globali più attenti all'ecosostenibilità, i duri lockdown in Cina, fondamentale sbocco di mercato, sono stati colpi pesanti per la domanda dei prodotti dell'azienda. Senza dimenticare l'aumento del costo delle materie prime e dei trasporti, due fattori che hanno mangiato i suoi margini di profitto. Non a caso, Tupperware ha registrato un calo di vendite per sei trimestri consecutivi, a partire dal terzo del 2021.

La storia di Tupperware dal 1946 a oggi

Fondata nel 1946, Tupperware è frutto del chimico Earl Tupper, che aveva brevettato la chiusura ermetica flessibile in polietilene. In un periodo in cui i frigoriferi erano ancora decisamente costosi per una famiglia del ceto medio, l'azienda si era rivelata all'avanguardia con l'uso di nuove materie plastiche per conservare il cibo più a lungo. Grazie in particolare all'imprenditrice Brownie Wise, subentrata nel 1948, che fece spiccare il volo all'azienda negli anni Cinquanta con l'adozione della pratica delle vendite porta a porta.

Pratica che ha dato al marchio un respiro internazionale. Infatti, Tupperware è stata a lungo leader del settore. Poi un lento declino, sempre più repentino. Al punto che già nel 2023 aveva avvertito sulla possibilità di un fallimento, nel caso in cui non fossero arrivati nuovi finanziamenti.

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