Torna l’incubo spread: quota 200, ai massimi dal 2014
Non si ferma la corsa dello spread, che oggi tocca il massimo valore da tre anni a questa parte, sfondando il muro dei 200 punti. Il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi, dunque, torna a collocarsi sui livelli dei primi mesi del 2014, mentre il tasso sui decennali sale fino al 2,35%. Un dato che si accompagna al momento difficile di piazza Affari, che segue il trend della maggior parte delle Borse europee e fa segnare un -1,6%, determinato probabilmente dall’ennesimo tracollo del settore bancario (Unicredit lascia sul campo circa il 4%, Mediobanca e Unipol quasi il 2%, ma in generale la quasi totalità dei titoli del settore bancario risulta al momento in flessione).
Sulla questione spread è immediatamente intervenuto il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, spiegando che la politica monetaria della Bce non mira al controllo degli spread, ma a garantire “il controllo dell'inflazione e la stabilità dei prezzi”. Durante l’audizione trimestrale al Parlamento europeo Draghi ha aggiunto: “Il nostro programma di acquisto rispecchia i limiti del mercato dei capitali […] Non c'è alcuna presunta disuguaglianza nel trattamento dei vari Paesi”.
Che cos’è lo spread, in poche parole
Lo spread misura la diversità di rendimento tra i titoli di stato di due Paesi. Quello di cui si parla in questi giorni è il differenziale Btp – Bund, ovvero la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi. I buoni del tesoro poliennali che vengono comparati con quelli tedeschi vengono emessi dalla Banca d’Italia (e messi all’asta due volte al mese) con scadenza triennale, quinquennale, decennale, quindicennale e trentennale e hanno un rendimento variabile, a seconda dei cicli economici. Lo spread si misura in punti base ed è deciso dal “mercato”.