La soluzione alla tragedia greca ancora non si vede, ma Atene, che solo ieri aveva pesato sulle borse con le sue nuove impuntature negoziali, oggi rimborsa altri 200 milioni al Fondo monetario internazionale (Fmi) e tutti tirano per un giorno un sospiro di sollievo, anche se già all’orizzonte vi è una ulteriore e più impegnativa scadenza, quella del 12 maggio quando andrà rimborsata un’ulteriore tranche da 750 milioni di euro. A consentire alle borse europee e a quella di Milano di tirare il fiato sono in particolare i titoli finanziari, che dal canto loro hanno una serie di motivi per guardare al futuro con un certo ottimismo.
Anzitutto i gruppi assicurativi, che oggi beneficiano anche dell’ottima trimestrale con cui Allianz ha inaugurato il 2015 (nei primi tre mesi dell’anno la principale compagnia assicurativa europea ha registrato un utile di 1,82 miliardi di euro, in crescita dell’11% su base annua, rispetto agli 1,61 miliardi mediamente attesi dal mercato, mentre il management si è detto fiducioso “sul raggiungimento del nostro obiettivo di utile operativo per l’intero anno di 10,4 miliardi di euro, con una variazione positiva o negativa di 400 milioni”), incrociano le dita e sperano che i tassi in Europa abbiano finito di scendere e, nonostante proseguano gli acquisti di bond sul mercato da parte della Bce, possano allontanarsi dai territori negativi in cui sono caduti in molti casi già nel corso delle prossime settimane.
Se questo avverrà potrebbe essere una cattiva notizia per chi come le banche (e i loro clienti) si dovrà rifinanziare a tassi più elevati, ma sarà un’ottima notizia per chi, come le assicurazioni, deve impiegare una ingente liquidità, frutto della raccolta premi, cercando di ottenere un buon ritorno sui propri investimenti così da coprire i futuri esborsi legati al verificarsi di eventi contro cui gli assicurati si erano tutelati o, nel caso delle polizze di natura finanziaria (o dei fondi pensione), legati alla fase di distribuzione di rendite vitalizie che fa seguito a quella della raccolta dei contributi.
Aumento dei tassi, si badi, che dipende in minima parte dalla Grecia che, diciamolo una volta per tutte, è un evento contro cui in buona misura il mercato si è ormai cautelato, vuoi deprezzando titoli e attività greche vuoi cedendo gli asset e riducendo l’esposizione. Talché anche la minacciata “Grexit” potrebbe alla fine rivelarsi una tempesta in un bicchier d’acqua tale da portare danno più alla Grecia stessa che ai suoi partner europei (tra cui l'Italia) o investitori internazionali.
Le stesse banche, almeno quelle italiane, non hanno in questo momento troppi motivi per guadare con timore al prossimo futuro. Se è vero che la ripresa in Italia resta una chimera, checché ne possano dire previsioni che anno dopo anno, trimestre dopo trimestre, si rivelano sempre come scritte sull’acqua, è altrettanto vero che dopo le ultime dichiarazioni del ministro dell’Economia e finanze, Pier Carlo Padoan, che anche oggi in Commissione Finanze al Senato ha ribadito che l’Italia non sarà “completamente fuori dalla crisi finanziaria finché il problema (delle sofferenze bancarie) non sarà risolto” fanno capire che una soluzione si sta avvicinando.
Quello che resta da capire è se sarà una “bad bank sistemica” alla spagnola la soluzione prescelta o se si studierà un altro meccanismo che consenta ai singoli istituti di accelerare la ristrutturazione dei propri portafogli di crediti di dubbia qualità (i “non performing loan”). Padoan sembrerebbe scartare la prima ipotesi, il mercato dubita che sia semplice ed efficace provare la seconda: staremo a vedere, in ogni caso le banche italiane potrebbero se non sostenere, come quelle europee, almeno seguire i segnali di timida ripresa che da qualche tempo vanno emergendo anche nell’ex “bel paese” ed è già qualcosa dopo anni di continuo restringimento del credito che certo non può offrire alcun supporto alla crescita economica, specie in un paese ancora fin troppo banco centrico come l’Italia.