Rapporto Svimez, è allarme a Sud: più tasse, meno consumi, povertà diffusa
L'Italia continua ad essere in recessione e a pagare il prezzo più alto di questa situazione è ancora il Sud. Il Mezzogiorno è vicino alla desertificazione industriale, i consumi si riducono sempre più, la disoccupazione reale supera il 28%, aumentano le tasse, una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese e una su quattro è a rischio povertà. E' davvero desolante il quadro che emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno.
Il Pil al sud crolla: 10% – Innanzitutto il Pil: dal 2007 al 2012, quello del Mezzogiorno ha subito un calo del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%). In valori assoluti, il Prodotto interno Lordo a livello nazionale risulterebbe pari a 25.713 euro, quale media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogiorno. Come si legge nel rapporto Svimez, "nel Meridione la regione con il Pil pro capite più elevato e' stata l'Abruzzo (21.244 euro). Seguono il Molise (19.845), la Sardegna (19.344), la Basilicata (17.647 euro), la Puglia (17.246), la Sicilia (16.546) e la Campania (16.462). La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2012 di quasi 18 mila euro: in altri termini, ad un valdostano si può attribuire un prodotto nel 2012 di quasi 18mila euro superiore a quello di un calabrese".
Calo dei consumi e del reddito disponibile – A causare la contrazione dell'attività produttiva a Sud è anche il forte calo dei consumi (-4,4% al Sud, nel Centro Nord è -2,9%) e il crollo degli investimenti, -11,5%, quando invece a livello nazionale è del -6,7%. Diminuisce anche il reddito disponibile, -2% al Sud, -1,3% al Centro-Nord, un calo preoccupante, poiché prosegue da due anni consecutivi. E negli ultimi 4 anni dal 2007 al 2011 – si legge ancora nel rapporto Svimez – nel Mezzogiorno c'è stato anche un aumento della pressione fiscale soprattutto per effetto dei piani di rientro sanitario. A pesare Irap e addizionale Irpef: i tributi regionali sono aumentati dal 3,9% nel 2011 al 4,6% del 2012.
Anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nell'apprendere dell'"inquietante" rapporto Svimez sul mezzogiorno, ha inviato un messaggio al presidente Adriano Giannola:
Napolitano parla di "preoccupazione crescente che suscita l'opprimente carenza di opportunità di lavoro e di prospettive per il futuro che suscita in molti giovani sfiducia se non rinuncia o li spinge a cercare faticosamente fuori del Mezzogiorno e dell'Italia occasioni di lavoro in cui investire le loro potenzialità. Tale impoverimento di un essenziale patrimonio di risorse umane non può che risultare foriero di pesanti conseguenze e dunque inaccettabile per le regioni meridionali. La via da perseguire deve perciò essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale che trovi una solida base nelle grandi energie e capacità umane presenti nel meridione". Secondo Napolitano, "è necessaria una riqualificazione delle stesse istituzioni, che permetta di superare diffuse inefficienze e di assicurare la realizzazione di politiche nazionali ed europee dirette alla crescita dell'economia e dell'occupazione".
Deserto industriale – E dati non certo positivi giungono in merito alla desertificazione industriale del Sud, che continua ad ampliarsi nonostante le politiche Ue per le regioni svantaggiate che in Italia non sono in grado di produrre. Se Germania e Spagna dal 2001 al 2007 hanno visto una crescita del valore aggiunto industriale delle loro regioni svantaggiate del 40 e 10%, nel Belpaese a Sud la situazione è rimasta identica al 2007. Poi è arrivata la crisi economica: il valore aggiunto manifatturiero è calato dall'11,2% del 2007 al 9,2% del 2012, la produzione è scesa del 25%, i posti di lavoro del 24% gli investimenti del 45%.
Sempre più emigranti dal Sud – Per tutti questi fattori, non ci sarebbe da sorprendersi se si guarda ai dati sull'emigrazione da Sud a Centro-Nord. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno circa 114 mila persone, secondo il Rapporto Svimez. E' la Campania, con una partenza su tre (36.400), la regione con più emigrati; 23.900 provengono dalla Sicilia, 19.900 dalla Puglia, 14,200 dalla Calabria. In direzione opposta, da Nord a Sud, quasi la metà delle persone, circa 61mila, che nella stragrande maggioranza dei casi rientrano nei luoghi d'origine, soprattutto Campania (16mila), Sicilia (15mila) e Puglia (10mila). Sale anche il dato relativo agli emigranti all'estero: nel 2011 i cittadini italiani trasferiti oltre confine sono stati circa 50mila, 10mila in più rispetto al 2010, in decisa crescita rispetto a dieci anni fa, quando erano 34mila. E in questo si parla anche di guadagni maggiori.