Stato d’emergenza idrica nazionale, perché le Regioni lo chiedono e cosa comporta
Uno stato d'emergenza idrica nazionale. Sempre più Regioni italiane spingono il governo Draghi ad intervenire in modo sistematico per affrontare la grave siccità che coinvolge il Paese da nord a sud. In particolare il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini si è rivolto direttamente al premier Draghi e al ministro dell'Agricoltura Patuanelli chiedendo di non limitarsi alla dichiarazione dello stato di calamità locale.
Secondo Patuanelli dichiarare uno stato "di crisi" anche su tutto il territorio nazionale potrebbe essere inevitabile. A giorni si dovrebbe tenere quindi una riunione con i rappresentanti delle Regioni, lo stesso ministro dell'Agricoltura, quello della Transizione ecologica Cingolani e il capo del Dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio. Dall'esecutivo filtra intanto molta preoccupazione per una situazione che, con i livelli dei fiumi mai così bassi da decenni, le precipitazioni più che dimezzate e un caldo record anomalo, non può essere sottostimata.
Lo stato di emergenza, in generale, è una condizione giuridica che si può attivare in caso di eventi eccezionali, che garantisce poteri straordinari al governo e di riflesso alla protezione civile per proteggere i cittadini italiani. Grazie a questo quadro di riferimento si può quindi derogare alle norme di legge (anche se bisogna rispettare i principi generali dell’ordinamento), con il potere di ordinanza. Nel caso della siccità, come spiegato dall'assessore del Veneto e coordinatore del settore agricoltura della Conferenza delle Regioni, Federico Caner, lo stato d'emergenza idrica potrebbe favorire un intervento per dare priorità all'uso dell'acqua per uso umano e agricolo rispetto all'uso energetico. Una mossa, però, che potrebbe sommarsi alla crisi energetica globale, mettendo ancora più in difficoltà le catene di approvvigionamento. Un altro intervento che si potrebbe attuare è un piano di razionamento dell'acqua e di re-distribuzione con autobotti a livello nazionale, sommandosi alle riduzioni già in essere in diversi di piccoli centri in Piemonte e Lombardia e che riguardano case, orti e giardini.