Statali, di quanto potrebbero aumentare gli stipendi in busta paga: la tabella delle rivalutazioni
Cresce l'attesa per i nuovi contratti per i dipendenti pubblici. Qualche settimana fa, Giorgia Meloni ha detto di voler accelerare sul rinnovo, che in prima battuta riguarderà le Funzioni centrali della pubblica amministrazione, cioè gli statali in senso stretto.
Per i dipendenti di ministeri, enti pubblici non economici (come Inps e Inail) e agenzie fiscali, l'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa) che si occupa della negoziazione e definizione dei contratti collettivi, avrebbe previsto aumenti in busta paga per i lavoratori del pubblico impiego.
È quanto emerge dalla bozza presentata ai sindacati per il rinnovo del contratto del settore per il 2022-2024. Per le Funzioni centrali l'Aran ha proposto un incremento della retribuzione media del 5,74%, pari a circa 160 euro al mese.
In particolare, secondo le tabelle previste nel contratto, gli aumenti mensili risultano differenziati a seconda dell'area di appartenenza e possono andare dai 110 euro per gli operatori ai 141 euro per i funzionari, fino ai 194 euro per le elevate professionalità. Stando a quanto riporta Il Messaggero, ora l'Aran sarebbe pronta a mettere sul tavolo altri 31 euro, provenienti da fondi riservati ad altre voci, che finirebbero direttamente negli stipendi degli statali.
L'Agenzia avrebbe spiegato che a seguito di una rivalutazione dei tabellari risulterebbero ulteriori 31 euro al mese per 13 mensilità che andranno distribuiti in qualche modo. Saranno i negoziati con i sindacati a stabilirne l'utilizzo. Se questi fossero diretti a rimpinguare gli aumenti già stabiliti dalla bozza del contratto, gli incrementi degli stipendi subirebbero le seguenti variazioni:
- da 110 euro a 141 euro per gli operatori (il livello più basso della gerarchia dei ministeri);
- da 116 euro salirebbero a 147 euro per gli assistenti;
- per i funzionari arriverebbero circa 172 euro mensili (rispetto ai 141 euro inizialmente previsti);
- 224 euro invece, andrebbero alle elevate professionalità.
In attesa dell'incontro fissato per oggi con i sindacati, un'altra novità dovrebbe riguardare l'introduzione di un sistema di accesso allo smart working più semplice per i neoassunti. La ratio dietro questa misura sarebbe quella di scoraggiare la fuga dei molti giovani del Sud Italia che, una volta vinto il concorso, rinunciano al posto di lavoro perché costretti a trasferirsi in un'altra Regione (con tutti i costi che questo comporta).
Lo strumento, che attende di essere sistemato con la contrattazione integrativa, potrebbe dunque diminuire il fenomeno della rinuncia dei candidati ai posti nelle grandi città del Nord. "Nella definizione del contratto integrativo le parti valuteranno l'adozione di strumenti volti a favorire l'inserimento del personale neoassunto quali, ad esempio, politiche di welfare e/o accesso al lavoro a distanza", dice la bozza.
Per il momento sembra difficile che la Cgil, che ha appena lanciato una mobilitazione contro le politiche del governo Meloni prevedendo una serie di giornate di protesta, sia disposta a chiudere. Ma le cose potrebbero cambiare: in gioco potrebbe entrare anche la partita sul rinnovo del triennio 2025-2027.