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S&P’s avvisa Letta: riforme o rating a rischio

Standard & Poor’s avverte: l’outlook negativo sul rating sovrano italiano dipende dalle incertezze dello scenario economico/politico. Servono riforme strutturali.
A cura di Luca Spoldi
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Repetita adiuvant: se qualcuno non l’avesse ancora capito, l’outolook negativo sul rating sovrano italiano (“BBB”) assegnato da Standard & Poor’s (ma il discorso può valere anche per quanto riguarda il livello di merito di credito stesso, assegnato dall’agenzia come dalle sue due principali concorrenti internazionali, Moody’s e Fitch),  riflette le incertezze in merito alle prospettive economiche e politiche del Bel Paese, come segnala la stessa agenzia di rating in un report dedicato ai rating sovrani europei. Gli analisti in particolare si attendono una crescita media annua del Pil italiano nel triennio 2014-2016 di solo lo 0,5%, che non sarà sufficiente a recuperare i livelli raggiunti prima della crisi economica mondiale: il Pil italiano sarà anzi a fine periodo inferiore ancora del 7% a quello di fine 2007.

Nel frattempo, ma non è una sorpresa per chi mi legge, il rapporto debito/Pil (alimentato dal peso degli interessi sul debito, ben superiori ai tassi di crescita del Pil) rischia di salire al 134% entro la fine dell’anno secondo gli esperti, con buona pace delle fanfare suonate dal governo Letta solo pochi giorni fa grazie ad alcuni artifici contabili che hanno consentito un apparente calo del rapporto sia pure solo di alcuni decimali. Se a questo quadro, non propriamente rassicurante, si sommassero ritardi nella rimozione delle rigidità del mercato del lavoro e nei mercati dei servizi e dei prodotti, aggiunge ancora Standard & Poor’s, la possibilità di un declassamento aumenterebbe; al contrario la rimozione degli ostacoli alla crescita potrebbe favorire il miglioramento dell’outlook da negativo a stabile. Morale della favola: servono riforme strutturali a favore della crescita se vogliamo uscire dal circolo vizioso in cui ci ha condotto un indebitamento pubblico troppo elevato, una burocrazia e un fisco soffocante e una classe “digerente” incapace di progettare il futuro (e troppo spesso persino in affanno nel gestire il presente).

Riforme troppo a lungo rinviate e sulle quali peraltro ancora non si registra unanime consenso né a livello politico (come prevedibile dato che ogni movimento o partito si fa rappresentante quasi esclusivamente degli interessi dei propri elettori, avendo ormai da tempo perso politici, ma anche industriali e banchieri italiani la reale capacità di “fare sistema”), né accademico (e qui sarebbe auspicabile una maggiore omogeneità di vedute, se non fosse che l’economia è una scienza sociale e non è dunque possibile utilizzare sempre il metodo scientifico per testare la validità a priori di una teoria rispetto ad un’altra). E’ evidente anche dalle osservazioni di Standard & Poor’s (ma considerazioni analoghe erano state espresse da economisti come Roberto Perotti e Carlo Alberto Carnevale Maffè ricordate?) che il 2014 sarà un anno cruciale, che non può andare sprecato.

Se l’attuale governo di coalizione dovesse realizzare riforme strutturali pro-crescita, specie le riforme del lavoro, il potenziale di crescita dell’Italia potrebbe migliorare”, scrivono gli analisti, che auspicano anche che la riforma elettorale possa contribuire a migliorare lo scenario. Diversamente, “in mancanza di un nuovo regime elettorale, le prossime elezioni si terranno con un sistema altamente proporzionale, che potrebbe implicare un’ulteriore frammentazione delle coalizioni e potenzialmente un debole risultato politico”, rendendo ancora più incerto il già non agevole cammino delle riforme. S&P’s dovrebbe tornare a giudicare il merito sovrano italiano entro gli inizi del prossimo mese di giugno, per allora sarà meglio aver realizzato qualcosa perché che sia ora di passare dalle parole ai fatti lo scrivo già io da troppo tempo e i nostri concorrenti, in Europa e nel mondo, non stanno certo a guardare. Le agenzie di rating neppure: inutile piangere poi sul latte che dovesse risultare versato se non si agirà.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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