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Opinioni

Si chiude un trimestre sofferto per le borse, con qualche spunto positivo per Milano

Trimestre da brivido per le borse mondiali quello concluso oggi, ma Milano ha limitato i danni. Tra i titoli il gruppo Agnelli ha sofferto sia i timori di una frenata cinese sia lo scandalo emissioni, eppure qualche segnale positivo si è notato sul finale…
A cura di Luca Spoldi
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Trimestre difficile quello appena concluso per i listini azionari mondiali e non poteva che essere così, visto l’estate turbolenta caratterizzata prima dalla crisi greca, con Atene che è arrivata a sfiorare l’uscita dall’euro prima di accordarsi e accettare le richieste della “troika” Fmi-Ue-Bce, poi dai timori di una frenata più brusca del previsto delle principali economie emergenti a partire dalla Cina (con Brasile e Russia già da tempo in difficoltà). A scorrere le variazioni dei tre mesi conclusi stasera c’è da farsi venire qualche brivido: la borsa di Shanghai ha perso il 29% del suo valore, Francoforte, travolta dallo scandalo emissioni (e dal timore di un rallentamento delle sue esportazioni verso l’Asia) ha ceduto l’11%, al pari di Madrid (che ha risentito dei venti secessionisti che spirano dalla Catalogna), mentre Milano ha stretto i denti e limitato i danni chiudendo a -5%, ma con molta volatilità.

Da inizio anno la borsa italiana resta comunque saldamente in rialzo (+12%), risultando la migliore piazza finanziaria europea (Francoforte nello stesso periodo ha ceduto l’1,4%). Un risultato che deve molto al quantitative easing lanciato dalla Bce di Mario Draghi che all’Italia regala un consistente “sconto” in termini di interessi da pagare sul debito ma che nel complesso non sembra ancora produrre effetti particolarmente rilevanti sul quadro economico del vecchio continente, che vede a fine agosto un tasso di disoccupazione fermo all’11% (come a fine luglio) e un’inflazione inesistente: secondo la stima flash di Eurostat dovrebbe infatti risultare pari a -0,1% a settembre, in calo dal +0,1% di fine agosto (mentre in Italia l’Istat parla di prezzi al consumo in aumento a fine agosto dello 0,3% annuo contro il +0,2% del mese precedente).

Potrebbe e dovrebbe andare meglio, se l’Italia avesse la capacità di varare riforme realmente in grado di incrementare l’efficienza della pubblica amministrazione e la produttività delle sue aziende, o avesse varato una riforma del fisco per renderlo meno iniquo e opprimente, ma tutto sommato qualche buona notizia c’è, dalla salute di cui sembra godere il gruppo Fiat Chrysler Automobiles al lento ma continuo processo di cessione dei crediti in sofferenza, premessa per una ripresa del settore creditizio che ancora deve giungere (e non sarà indolore: oggi Banca popolare di Vicenza ha annunciato 575 tagli, mentre da tempo il mercato si prepara a vedere Unicredit dimagrire di 10 mila dipendenti, tra esuberi e cessioni di attività) che le novità annunciate in giornata dalla Commissione Ue, tesa a svecchiare la normativa europea per favorire la nascita di un Mercato unico dei capitali il cui fine ultimo è far giungere credito più facilmente a piccole e medie imprese e alle startup, potrebbero agevolare.

Tornando al gruppo Agnelli, il trimestre appena concluso non è certo stato dei migliori: su Cnh Industrial (-29% nel trimestre, -13,2% da inizio anno) hanno pesato i timori che una minore domanda di materie prime e derrate alimentari possa tradursi in minori vendite di macchine per cantieri e agricole, ossia il “core business” del gruppo. Fiat Chrysler Automobiles (-12% nel trimestre, +20% da inizio anno) a sua volta ha sofferto il tracollo della rivale Volkswagen (-55% a causa in particolare dello scandalo emissioni). Ma proprio oggi un paio di notizie sono giunte a confortare gli azionisti del produttore automobilistico italiano, quasi un buon auspicio per gli ultimi tre mesi dell’anno sia in termini borsistici sia industriali.

Quanto all’aspetto più legato ai mercati, il titolo, insieme alla controllante Exor, è scattato al rialzo oggi dopo che sulla stampa sono iniziate a circolare anticipazioni di un avvio dell’Ipo di Ferrari, a Wall Street, già da venerdì prossimo, sulla base di una valutazione che potrebbe aggirarsi sui 10 miliardi di dollari per il 100% (ma il prezzo non sarà fissato prima del 12 ottobre, dovendo passare almeno un anno dalla fusione tra Fiat e Chrysler), ovvero di circa un miliardo per il 10% che Sergio Marchionne dovrebbe collocare. Dal punto di vista industriale, invece, la notizia che Pechino ha deciso di dimezzare l’Iva sulle auto con meno di 1.600 cc di cilindrata (misura che entrerà in vigore già da domani, primo ottobre, e durerà fino a fine 2016) non può che far contento il gruppo italiano che da sempre rispetto ad altri concorrenti è maggiormente presente nei segmenti delle piccole e medie cilindrate.

In realtà i numeri di Fca in Cina sono ancora estremamente modesti: nei primi otto mesi dell’anno, ad esempio, sono state vendute meno di 6.500 Fiat Ottimo e scarse 15.500 Fiat Viaggio: per questo la strategia di Marchionne per la Cina prevede un graduale rafforzamento tramite il marchio Jeep, che entro la fine di quest’anno dovrebbe vedere la produzione locale del modello Grand Cherokee, per poi assistere al lancio di altri due modelli nel 2016 e poi completare la gamma entro il 2018. La misura a sostegno delle auto di piccola cilindrata (che tuttora costituiscono il 70% delle vendite complessive) potrà dunque servire come viatico (non solo per il gruppo italiano, visto che Volkswagen vende 5 dei 10 modelli di auto di piccola cilindrata attualmente più venduti in Cina), in vista di una più decisa accelerazione nell’arco del prossimo biennio. Nel frattempo Ferrari sarà già stata quotata a New York e forse Sergio Marchionne starà pensando maggiormente al suo futuro “dopo” Fca, ma questa è un’altra storia, ancora tutta (o quasi) da scrivere.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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