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Scandalo Libor: dopo Ubs e Barclays anche Rbos paga maximulta

Anche Royal Bank of Scotland dopo Barclays e Ubs paga una maximulta per aver alterato la fissazione del tasso Libor. Potrebbe non essere finita qui ma il costo più salato potrebbe toccare a clienti e dipendenti…
A cura di Luca Spoldi
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Rbos

Verrebbe da rispolverare la celebre battuta “il più sano c’ha la rogna”, ma sarebbe solo demagogia spicciola. Certo è che lo scandalo dell’alterazione della fissazione del tasso Libor (London Interbank Offered Rate, o tasso interbancario “dell’offerta” su Londra), parametro al quale si rifanno le banche per stabilire quanto costa il denaro che offriranno in prestito ad altre banche o società,  getta una luce non propriamente commendevole su un settore, quello bancario, al centro di una pesante crisi fin dal crack della banca d’affari Lehman Brothers nell’ottobre 2008. Un crack, che diede il là alla crisi economico-finanziaria mondiale successiva, causato da un eccessivo utilizzo della leva finanziaria (che come già spiegato nel caso di Seat Pagine Gialle ha fatto sovente più danni delle vere e proprie recessioni economiche) e da una serie di speculazioni sui mutui “subrprime” (ossia di bassa qualità) il cui mercato era imploso l’anno prima dando origine a una crisi immobiliare da cui gli Stati Uniti stanno riemergendo solo ora e a fatica.

Con una nota ufficiale la Us Commodity Futures Trading Commission (Cftc) ha infatti annunciato che  Royal Bank of Scotland (Rbos) pagherà 325 milioni di dollari di multe per il coinvolgimento di alcuni suoi dipendenti nella vicenda. In più Rbos pegherà altri 150 milioni al Dipartimento di Giustizia, che ha già fatto sapere come  la controllata giapponese di Rbos abbia formalmente ammesso la propria colpevolezza nell’ambito dell’accordo che ha portato alla transazione odierna, e verserà 87,5 milioni di sterline (circa 137 milioni di dollari) nelle casse della Financial Services Authority (Fsa) che pure aveva indagato in parallelo alle autorità statunitensi. Se Rbos fa sapere che circa 300 milioni di dollari saranno recuperati tramite la decurtazione dei bonus e il rimborso di premi pagati in precedenza e tutto sommato può dirsi soddisfatta dell’accordo (le stime iniziali parlavano di 780-800 milioni di dollari di multa, mentre ancora stamane circolavano voci di un esborso complessivo per 625-630 milioni di dollari, mentre a conti fatti l’istituto controllato all’81,15% dal Tesoro inglese non dovrà sborsare più di 612 milioni), il sistema bancario mondiale non ci fa certo una bella figura a dire poco.

Prima di Rbos avevano già preferito “transare” un altro colosso inglese, Barclays (che ha finito col pagare 450 milioni di dollari di multa), e il numero uno svizzero, Ubs (che invece ha saldato un conto assai più salato: 1,5 miliardi di dollari in tutto). Ma potrebbe non essere finita qui visto che le indagini hanno finora coinvolto sette banche più l’Icap, uno dei maggiori intermediari finanziari al mondo specializzato nelle transazioni interbancarie che solo una decina di giorni fa ha ammesso di essere stato fatto oggetto d’indagine dalla Fsa, dopo settimane di indiscrezioni non confermate al riguardo. In parallelo a queste indagini la Commissione Ue ha inoltre avviato un’inchiesta analoga su eventuali manipolazioni del tasso Euribor, concentrando la sua attenzione su 12 dei 50 istituti che partecipano giornalmente alla fissazione di questo tasso di riferimento, preso a benchmark da tutte le principali emissioni a tasso variabile private o pubbliche, oltre che come parametro su cui costruire i tassi variabili di mutui e prestiti per imprese e famiglie.

In questo caso indiscrezioni finora non confermate nè smentite hanno indicato come possibili “sospettati” di nuovo Barclays, insieme a Deutsche Bank, Credit Agricole e Societe Generale, nomi cui potrebbero aggiungersene altri visto che anche le autorità tedesche (Basfin) hanno a loro volta avviato da qualche mese un’inchiesta del tutto analoga dopo che indiscrezioni di stampa hanno parlato di un possibile coinvolgimento, oltre che di Deutsche Bank, di altri istituti tra cui Portigon (nato dallo “spezzatino” di WestLB). Come spesso succede la sensazione è che le autorità vogliano al tempo stesso dare una “lezione memorabile” ai colpevoli, specialmente quando siano individuabili chiaramente responsabilità singole, cercando tuttavia di non accanirsi contro istituti già alle prese con una lenta convalescenza dopo le difficoltà patite prima per la crisi finanziaria 2008-2009 poi per l’esplodere della crisi del debito sovrano degli stati del Sud Europa.

Anche perché in caso contrario potrebbe essere necessario procedere a nuovi interventi d’urgenza dei singoli stati, come accaduto qualche giorno fa in Olanda con Sns Reaal, quarta maggiore banca del paese, che già nel 2008 aveva dovuto ricevere un’iniezione di 750 milioni di euro di mezzi freschi dallo stato olandese e che a causa della continua perdita di valore del suo patrimonio immobiliare ha finito con lo scivolare sotto la soglia della solvibilità. Una situazione che potenzialmente potrebbe ripresentarsi in paesi come la Spagna pesantemente esposti al mercato immobiliare ma anche, secondo alcuni, in alcune delle banche regionali tedesche che Berlino non intende in alcun modo lasciar sottoporre alla vigilanza della Bce. Per non parlare di quanto potrebbe accadere in Italia se la situazione economica dovesse ulteriormente complicarsi e i crediti problematici salire sopra la soglia di guardia.

Così tra la volontà di punire i colpevoli, l’esigenza di non danneggiare il sistema e gli interessi di ciascuno stato di tutelare le proprie banche rispetto a quelle degli altri stati, gli unici che rischiano di perderci, indovinate un po’, sono ancora una volta clienti e dipendenti degli istituti coinvolti, oltre che i contribuenti tutti, in assenza di una maggiore apertura del settore e di regole che impongano più trasparenza e comportamenti più rispettosi delle leggi e degli interessi della clientela. Manager e banchieri per ora non commentano: i maxi bonus che sembrano essere stati in molti casi la motivazione ultima di comportamenti opachi e scorretti appaino a rischio, ma tutto sommato dopo ogni tempesta spunta sempre il sole, specie per chi evita di esporsi troppo. In questo tutto il mondo è paese e se non cambierà la cultura di fondo del settore è inutile sperare in miglioramenti significativi della situazione.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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