Riforma pensioni, Lega e M5S hanno idee molto diverse: a rischio la pensione di cittadinanza da 780 euro al mese
Sembra non esserci una linea univoca sulla riforma delle pensioni all'interno dell'esecutivo giallo-blu. Pochi giorni fa, l'economista molto vicino alla Lega e a Salvini, Alberto Brambilla, ha fortemente criticato la proposta di riforma e di taglio delle pensioni d'oro avanzata dal Movimento 5 Stelle e la sua esternazione ha immediatamente scatenato la durissima reazione del vicepremier Luigi Di Maio. Nella serata di ieri, il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini, tornando sulla questione pensioni, ha dichiarato: "Sulle pensioni rispetteremo il contratto di governo. Ho convocato per martedì prossimo una riunione per la prossima manovra, come segretario di partito. Le mega pensioni non coperte da contributi non hanno senso di esistere. Sono contento di questi mesi di lavoro e ci prepariamo ad una manovra economica che darà le prime risposte, non promettiamo miracoli, ma i primi segnali di cambiamento per l'economia".
Nella mattinata di oggi, però, sempre Alberto Brambilla è tornato a criticare la proposta di riforma depositata in parlamento dal Movimento 5 Stelle, ribadendo la linea esposta qualche giorno fa. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, il presidente del centro studi Itinerari previdenziali, insiste: "La proposta di legge sul taglio delle cosiddette pensioni d’oro è difforme da quanto previsto nel programma di governo e sbagliata nel merito. Inoltre, la pensione di cittadinanza di 780 euro sarebbe disastrosa per il Paese: costerebbe più di 16 miliardi e scasserebbe il sistema previdenziale".
Cominciamo dal suo ruolo. Quali sono i suoi rapporti con la Lega e col governo?
«Conosco Matteo Salvini da tantissimo tempo e lo stimo molto, ma non sono il suo consigliere. Lo studio con il quale critico la proposta di legge sulle “pensioni d’oro”, è di Itinerari previdenziali».
Perché non va bene?
«Perché non prevede, come era stato annunciato, un ricalcolo col metodo contributivo per ridurre le pensioni d’oro in rapporto ai contributi versati. Si tratta invece di un taglio in rapporto a età di pensionamento fittizie applicate ex post. Per esempio: uno è andato in pensione legittimamente a 58 anni, ma la proposta dice che in base a una tabella non si sa costruita come, doveva andarci a 63 anni e quindi l’assegno viene tagliato. Un’operazione senza senso. Il taglio può arrivare a superare il 20%».
Di Maio replica: quelli con più di 4 mila euro al mese non sono «poverelli».
«Intanto il contratto di governo prevede che il taglio debba scattare sopra i 5 mila netti e in base al ricalcolo col contributivo. Qui invece c’è un taglio arbitrario su pensioni che, considerando anche le addizionali regionali e comunali dell’Irpef, superano i 3.850 euro netti».
Anche lei però ha proposto una misura diversa dal programma: un contributo di solidarietà triennale sulle pensioni a partire da 2 mila euro lordi.
«Precisiamo una cosa. Io ho detto più volte che non avrei fatto nulla su questo fronte. Colpire le pensioni oltre 5 mila euro netti significa intervenire su 40-50 mila persone su un totale di 16 milioni di pensionati, ricavando forse 30-40 milioni di euro l’anno. Se proprio si vuole fare qualcosa non resta che ripercorrere la strada del contributo di solidarietà rispettando i paletti fissati dalle sentenze della Corte Costituzionale. Ma la misura più importante che la Lega avanza sulle pensioni non è questa, bensì l’intervento sulla Fornero attraverso “quota 100”, la possibilità di andare in pensione a 64 anni d’età e 36 di contributi».
Secondo Brambilla, per la cosiddetta quota 100 servirebbero circa 3 miliardi di euro di coperture e non gli 8 miliardi paventati dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Brambilla però rimane durissimo sulla pensione di cittadinanza da 780 euro mensili: "Costerebbe 16,3 miliardi l’anno. Si tratterebbe di un regalo a gente che non ha mai versato una lira di contributi. Con un effetto devastante: Nessuno più verserebbe un euro all’Inps perché per maturare una pensione di 800 euro al mese ci vuole un reddito da lavoro di circa 25 mila euro, in pratica quello medio. Chi più verserà i contributi se lo Stato ti garantisce comunque 780 euro al mese? Davvero una follia. Ne beneficerebbero anche coloro che per tutta la vita hanno fatto i delinquenti nella malavita organizzata".