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Riforma Fiscale: Tremonti alla fine cede a Berlusconi. O quasi

Il Ministro dell’Economia: «Tasse più basse contro l’evasione anche se la riforma non si può fare in deficit». Per risanarlo chiede l’esempio alla politica: «Meno voli blu, più Alitalia».
A cura di Biagio Chiariello
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Alla fine Tremonti potrebbe cedere al Cavaliere. La tanto agognata Riforma del Fisco voluta da Berlusconi e e fin qui mai attuata per carenza di fondi, potrebbe farsi. La politica del controllo dei conti pubblici, indispensabile ai fini della tenuta dell'economia italiana alla fine non è servita a vincere le elezioni comunali e potrebbe far perdere anche le prossime politiche. Il Ministro del'Economia è il maggior imputato delle ultime sconfitte elettorali (e non) del centrodestra. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, a tal proposito è stato chiaro: "Le due sconfitte che abbiamo subito nelle ultime settimane sono imputabili alla politica economica in corso, quella del ministro Tremonti, perché non è quello che abbiamo promesso agli elettori". E anche se agli occhi degli elettori un peso preponderante ce l'hanno avuto  anche  lo sfaldamento del centrodestra e il Bunga Bunga, alla fine Tremonti sembra essersi convinto.

Così, dopo un week-end dove egli stesso ha riconosciuto che alla riforma fiscale ci sta pensando almeno da un anno, ieri all'assemblea di Confartigianato ha dettato la sua linea: Un sistema con 3 aliquote e 5 imposte dove il prelievo sui redditi venga calcolato in funzione «dei figli, del lavoro e dei giovani". Inoltre, con una base imponibile ampia "le aliquote più basse possibili sono il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale". Peccato che poi Tremonti precisa che  ”la riforma fiscale non si può fare in deficit" perché porterebbe "effetti di contraddizione".

Ma se Tremonti predica prudenza, c'è chi invece come Maroni che afferma che "un Governo politico deve avere il coraggio di fare scelte popolari o impopolari, ma scelte che vanno nelle direzione giusta. Confermo la mia convinzione che questo sia il modo migliore per uscire da questa situazione difficile per noi”.

Da cosa ripartire, dunque, per risanare il deficit? Innanzitutto dai tagli ai costi della politica: “Ci sono molti costi della politica che devono essere ridotti. E non conta quanti soldi valgono, conta che così puoi legittimarti nel disegno di un Paese nuovo." In particolare il riferimento di Tremonti e a "Meno aerei blu e più Alitalia". E qui la mente ci riporta al caso di qualche mese fa che ha visto protagonista il ministro La Russa volato a Milano per vedere la sua Inter con un aereo di Stato.

Poi il Ministro dell'Economia ha fatto riferimento a chi gode di agevolazioni: "Gli assegni vanno tolti a quelli che hanno il gippone". Acconsente la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: " Credo ci siano degli spunti interessanti per un dibattito insieme" .

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