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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, inizia la fase due: scatta l’obbligo di lavorare per i comuni

Per i beneficiari del reddito di cittadinanza scatta un nuovo obbligo: presto i componenti dei nuclei familiari che ricevono il sussidio dovranno svolgere dei lavori per i comuni di residenza. Si tratterà di progetti di pubblica utilità per cui dovranno svolgere attività per almeno otto ore settimanali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il reddito di cittadinanza continua, a ritmi tutt’altro che sostenuti, a entrare nel vivo anche per quanto riguarda la seconda fase, quella in cui i beneficiari della misura svolgono attività lavorative. Dopo l’inizio delle convocazioni nei centri per l’impiego con la ricerca del lavoro per i beneficiari del reddito di cittadinanza, scatta anche la fase due per i lavori nei comuni, quelli di pubblica utilità a cui chi riceve il sussidio deve aderire. Come spiega il Sole 24 Ore, il decreto del ministero del Lavoro pubblicato in Gazzetta ufficiale l’8 gennaio è entrato in vigore e impone ai beneficiari di dare la loro disponibilità per partecipare ai Puc, i Progetti di pubblica utilità, nei comuni di residenza. Se uno dei componenti del nucleo familiare non aderisce a questi progetti si perde il sussidio.

Cosa sono i Puc e come funzionano

I progetti di pubblica utilità vengono individuati sulla base delle esigenze del comune di residenza. Possono essere attività di vario tipo, riguardanti gli ambiti più disparati: dalla cultura al sociale, dall’ambiente alla formazione. Per i beneficiari del reddito le attività svolte non vengono retribuite. Inoltre le mansioni non possono prevedere la sostituzione del personale regolarmente impiegato dal comune o dall’ente di riferimento. Si tratta quindi di persone che possono offrire un supporto, ma non svolgere l’incarico degli operatori già esistenti.

I beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno assicurare un impegno minimo settimanale di otto ore. Il massimo di ore settimanali è invece di 16. Il beneficiario può svolgere la sua attività secondo una programmazione settimanale (per esempio con due giorni a settimana) o anche con un impegno che riguarda alcuni periodi specifici del mese. Rimane, comunque, l’obbligo mensile delle ore previste. In ogni caso esiste anche la possibilità di recuperare le ore perse nel mese di riferimento. Ai comuni spetta il compito di istituire un registro dei partecipanti ai Puc, su cui annotare le presenze giornaliere, l’ora di inizio e l’ora di fine delle attività.

Reddito di cittadinanza, chi è esonerato dai Puc

L’obbligo non vale per tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza. Alcune categorie vengono escluse dai patti per l’inclusione sociale che in molti devono invece sottoscrivere. Tra questi ci sono, per esempio, gli occupati con un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o con un reddito da autonomo superiore a 4,800 euro. Ancora, vengono esclusi gli studenti, i beneficiari della pensione di cittadinanza, gli over 65, i disabili e chi, nella famiglia, ha carichi di cura verso bambini o disabili.

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