Riforma dell’Rc auto, tutto da rifare? Secondo l’agenzia Reuters che cita “una fonte governativa”, al termine dell’incontro di stamane a Palazzo Chigi tra il premier Enrico Letta e i capigruppo parlamentari della maggioranza si sarebbe deciso di sopprimere, nel corso del passaggio in aula alla Camera previsto per domani, le modifiche introdotte dal DL 145/13 “Destinazione Italia” in materia di Rc auto. La decisione sarebbe stata presa per facilitare l’approvazione del provvedimento stesso, visti i tempi stretti, mentre le nuove norme previste dall’articolo 8 (destinato ad essere soppresso) potrebbero ora venire riproposte sotto forma di uno specifico disegno di legge. Ma cosa avrebbe prodotto esattamente la riforma in questione?
Il governo aveva più volte sottolineato di attendersi dalla riforma un taglio delle tariffe, puntando in particolare sull’introduzione di sconti minimi obbligatori sulla copertura Rc auto per chi avesse accettato di sottoporsi a misure in grado di limitare le frodi a carico delle compagnie. Ma sul provvedimento erano subito piovute critiche: da una parte l’Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici) aveva lamentato, ancora una volta, che a tenere le tariffe elevate sono care le truffe, non la cattiva volontà delle assicurazioni operanti in Italia (peccato che secondo Kpmg Advisor le truffe vere e proprie in Italia a fine 2011 non pesassero per più del 3% dei premi pagati, contro una media europea del 6%), omettendo di ricordare che dal 1970, quando l’Rc auto divenne obbligatoria, e ancor più dal 1994, quando le tariffe cessarono di essere imposte e aggiornate per legge, non si è mai vista una vera concorrenza né è mai nata un’Agenzia antifrode, né vi siano mai stati controlli particolarmente accurati, anzi.
Dall’altra parte a protestare contro le nuove norme si sono mossi i carrozzieri e riparatori: secondo loro, infatti, l’obbligo del risarcimento “in forma specifica” previsto dalla riforma (ossia far riparare il veicolo incidentato esclusivamente da carrozzerie convenzionate con le assicurazioni e pagate direttamente da queste e non dall’assicurato) avrebbe “minacciato” nientemeno che la sopravvivenza di imprese e di addetti del settore. Un tentativo delle compagnie di assumere il controllo del mercato delle riparazioni di veicoli incidentati, secondo i carrozzieri, il cui costo pure rappresenta appena il 10% del costo medio complessivo del sinistro (mentre il 65% sarebbe imputabile ai risarcimenti per danno fisico e un altro 25% servirebbe a coprire costi fissi e indiretti delle compagnie, on collegabili ai singoli sinistri), per di più per il 60% legato al prezzo dei ricambi e solo per il 40% al costo della manodopera dei riparatori.
Nel frattempo qualche osservatore attento come Mario Seminerio aveva già fatto notare che la promessa di tagliare del “15%-18%” i costi (a fronte di tariffe superiori in media del 32% alle medie europee, ma attenzione: in Italia non tutti gli automobilisti sono uguali e se avete la sfortuna di risiedere in provincia di Napoli dovete pagare dalle due alle tre volte le tariffe applicate nel resto d’Italia a parità di autovettura e guidatore/assicurato) è a dir poco una promessa da marinaio che in troppi hanno ripetuto per poi lasciare lettera morta. Come ben si ci si è guardati, qualunque fosse il governo, aggiungo io, dal ridurre il prelievo fiscale che grava sulle coperture Rc auto e che si scarica integralmente sul premio pagato dall’assicurato (insieme al costo “puro” della copertura e al contributo al sistema sanitario nazionale). Morale della favola: la riforma prevedeva una serie di sconti, condizionandoli al montaggio della “scatola nera” (7% di sconto), alla riparazione presso carrozzerie convenzionate (dal 5% al 10% di sconto), al divieto di cessione del credito (4% di sconto) e all’accettazione di medici convenzionati (7% di sconto) per “debellare” il fenomeno dei fantomatici “colpi di frusta”.
Non se ne farà nulla, per ora, e le tariffe italiane resteranno le più care d’Europa e l’unica voce, da alcuni anni, in grado di continuare a crescere anno dopo anno nei bilanci delle compagnie assicuratrici attive nel Ramo Danni (finendo con l'accentuare la crisi delle immatricolazioni auto). Con in più la diffusa pratica di non rispettare l’obbligo di legge ad assicurare su tutto il territorio nazionale (o meglio rispettandolo ma con tariffe fuori mercato che nessun automobilista sano di mente accetterebbe di pagare) e la cattiva abitudine di far pagare agli automobilisti “onesti”eventuali disonestà altrui, visto che il premio risulta in prevalenza dipendere dalla provincia di residenza dell'assicurato più che dalla sua condotta di guida o dalla tipologia (e accessori di sicurezza) del veicolo, nonostante l'Rc auto copra i danni causati da un guidatore/veicolo ad un altro guidatore/veicolo ma non copre, di base, il conducente del veicolo stesso (che infatti viene assicurato, eventualmente, con un'ulteriore copertura a integrazione della polizza).
In attesa di vedere se e quando le norme saranno riproposte, eventualmente previa “consultazione” delle parti interessate (compagnie, riparatori, medici e consumatori, si presume), resta irrisolta la domanda: non si faceva prima a varare una seria apertura alla concorrenza, che evidentemente ancora manca se è vero come è vero che Isvap/Ivass ha comminato negli ultimi dieci anni oltre 250 milioni di euro di sanzioni per irregolarità sulle tariffe, piuttosto che tentare di prevedere per legge ogni possibile caso ed eccezione? Anche perché fatta una legge trovato l’inganno, come sanno fin troppo bene sia le aziende sia i consumatori italiani.