Rapporto Svimez 2011: Italia paese ‘anziano’ con giovani in fuga per assenza di lavoro
L’Italia è un paese per vecchi. Dal punto di vista demografico, lo stivale registra un’alta presenza di anziani, accompagnata ad una bassa natalità che di certo non dà un aspetto giovane al nostro territorio. E, cosa più preoccupante, è che i giovani, una volta raggiunto il titolo di studio o un'adeguata formazione professionale, tentano fortuna all’estero, perché qui in Italia di occupazione non c’è nemmeno l’ombra. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2011. Secondo questa fotografia del Bel Paese, uno dei dati più importanti è anche quello riguardante l’emigrazione: infatti, si contano 600 mila emigrati dall’Italia meridionale, nel periodo che va da 2000 al 2009. Di questi, uno su sei è napoletano. La Campania è la regione dalla quale partono più persone (33.8000); seguono la Sicilia 23.700 partenza, poi la Puglia con 19.600 e la Calabria con 14.200 addii. La situazione cambia totalmente, invece, se vediamo i dati che concernono le partenze da Nord a Sud: se ne registrano, infatti, solo 67 mila. I migranti scelgono maggiormente come regione di approdo la Lombardia.
Tra il 2008 e il 2009 c’è stata una battuta d’arresto che ha visto una diminuzione di partenze dal Sud a Nord, registrando, nel biennio 2008-2010, un calo di pendolari di lungo raggio del 22,7%. Al diminuire degli spostamenti, però, si è manifestato un aumento dei laureati che dal 2004 sono stati del 6% in più del totale, i quali emigrano da specifiche regioni italiane, come il Molise, l’Abruzzo e la Puglia. Dal punto di vista demografico, col tempo, anche al Sud si abbasserà la soglia di giovani presenti sul territorio: da un attuale cifra di 7 milioni, si passerà, nel 2050 a quasi 5 milioni, mentre nelle regioni del Centro-Nord arriveranno a 11 milioni. Alla diminuzione di giovani, si accompagna un incremento degli over 75 che a Sud comporranno il 18,4% della popolazione nel 2050, mentre al Centro-Nord il 16,5%.
Il rapporto Svimez definisce questa scenario come un vero e proprio “tsunami demografico” che porterà all'invecchiamento il Sud con un’alta presenza di anziani e una massiccia emigrazione di giovani (forza lavoro e cervelli) verso paesi che possano legittimare gli sforzi fatti in anni di studio o apprendistato. Per quanto riguarda il Pil pro capite, la regione più ricca, nell’anno 2010, è stata la Lombardia (32.222 euro), seguita da Trentino Alto Adige (32.165 euro), Valle D’Aosta (31.993), Emilia Romagna (30.798 euro) e Lazio (30. 798 euro). La regione del Meridione con Pil pro capite più alto è stata l’Abruzzo con 21.574 euro, alla quale seguono il Molise (19.804), la Sardegna (19.552), la Basilicata (18.021 euro), la Sicilia (17.488), la Calabria (16.657) e la Puglia (16.932). La regione più povera è la Campania, con 16.372 euro. Sono gli effetti della crisi economica che colpisce soprattutto il Mezzogiorno, dove si registra un calo strutturale dell’occupazione industriale. La disoccupazione colpisce soprattutto i giovani del Sud: nel 2010, infatti, il tasso di occupazione è stato del 31,7% e la parte più penalizzata nel mercato del lavoro sono le donne.