Quanto stanno guadagnando le società energetiche italiane mentre l’economia è in stagnazione
Conti record. Mentre l'economia italiana è in stagnazione e, se tutto va bene, non andrà molto oltre la crescita già acquisita per il 2022 alla fine dello scorso anno (con un progresso previsto per il Pil del 2,3-2,9%), le grandi società energetiche italiane continuano a fare profitti mai visti prima. L'aumento dei prezzi di gas, petrolio ed energia elettrica, infatti, colpisce in maniera pesante le famiglie, con bollette e pieni di carburante molto più salati rispetto allo scorso anno, mentre fa arricchire in modo significativo diverse società. Con ricavi "incredibili", come detto da Draghi. E nemmeno la tassa sugli extraprofitti al 10% (aumentata al 25% dall'ultimo Decreto aiuti) sembra scalfire questi guadagni.
Gli ultimi conti trimestrali di Eni segnano nel periodo gennaio-marzo 2022 un utile netto di 3.2 miliardi di euro, contro i 270 milioni dello stesso trimestre nel 2021. I ricavi del Cane a Sei Zampe sono stati pari a 32,13 miliardi di euro, in aumento del 122% rispetto ai 14,49 miliardi di un anno fa. Tutto ciò nonostante la produzione di idrocarburi (tra cui il petrolio) si sia ridotta del 3%. L'azienda ha visto ridursi anche il suo debito, a fine marzo sceso a 13,99 miliardi di euro, contro i 14,32 miliardi di inizio anno.
Profitti importanti anche per Enel, con ricavi nel trimestre per 34,9 miliardi di euro, in aumento dell’89,1% rispetto ai 18,49 miliardi dei primi tre mesi del 2021. Il risultato netto della società di energia elettrica è stato di 1,4 miliardi di euro, contro gli 1,2 di un anno fa. Come ha detto la stessa azienda commentando i risultati "la variazione è riconducibile principalmente alle maggiori quantità di energia elettrica prodotte e vendute a prezzi medi crescenti". Con questi numeri il ceo Francesco Starace prevede a fine anno un utile netto di quasi 6 miliardi di euro. E ancora, sul lato gas i numeri parlano chiaro. Italgas ha chiuso il primo trimestre dell'anno con ricavi in crescita 6,2% a 354 milioni di euro, anche se in questo caso l'utile netto è leggermente sceso (del 9,5%) a 88,9 milioni di euro, ma a fronte di minori investimenti tecnici.
Come si formano gli extraprofitti delle società energetiche
L'ultimo Decreto aiuti, con la tassa sugli extraprofitti passata al 25%, non sembra aver spaventato nessuna delle grandi società energetiche, che infatti hanno avuto cali limitati in Borsa, o addirittura hanno guadagnato terreno. Secondo Intesa Sanpaolo, infatti, gli effetti del prelievo dovrebbero essere limitati, con riduzioni delle prospettive di crescita non rilevanti. Gli analisti di Equita parlano esplicitamente di "impatti potenzialmente contenuti".
Ma come si generano questi extraprofitti e perché non scendono in maniera significativa con l'aumento della pressione fiscale? I maggiori guadagni realizzati da parte delle aziende che importano materie prime, dalla Russia o da altri produttori, e li rivendono si realizzano perché il prezzo di vendita è di gran lunga superiore a quello di acquisto. Le aziende che comprano materie prime sui mercati internazionali realizzano infatti acquisti in anticipo e a prezzi concordati prima. Esistono vari tipi di contratti, con diversi anticipi: sei mesi, un anno o anche più anni. Quindi l'energia che si vende oggi è stata acquistata anche prima dell'inizio della guerra in Ucraina.
Proprio a causa della guerra, invece, i prezzi sul mercato oscillano in maniera molto forte, con aumenti repentini e il prezzo di vendita di gas, luce e petrolio è quello stabilito oggi sui mercati. Al momento, però, risulta impossibile fare stime accurate sulla differenza tra i due prezzi, perché sui contratti di acquisto esiste il segreto industriale.