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Quando andranno in pensione i trentenni

L’Inps ha aggiornato Pensami, il suo simulatore di pensioni online ma il quadro offerto a coloro che sono nati a metà degli anni 90 appare poco incoraggiante. Vediamo quando riusciranno ad andare in pensione i trentenni di oggi e quali sono i diversi scenari possibili.
A cura di Giulia Casula
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I trentenni di oggi rischiano di ricevere la loro prima pensione a settant'anni, se non addirittura a settantaquattro. A rivelarlo è ‘Pensami', il simulatore di pensioni che l'Inps ha appena aggiornato secondo le nuove norme previste dalla manovra finanziaria per quest'anno. L'Istituto nazionale di previdenza sociale ha adeguato il suo sistema, ricalibrando i requisiti pensionistici sulla base delle previsioni di aumento della speranza di vita restituite dall'Istat. Insomma, in parole semplici, più aumenta l'aspettativa di vita più è probabile che si finisca di lavorare a un'età più avanzata di quella attuale.

Tuttavia, lo scenario pensionistico restituito dal simulatore Inps per chi si trova a cavallo tra la generazione dei Millenials e la categoria dei Gen Z, appare poco incoraggiante. Secondo il sistema, infatti, chi è nato a metà degli anni novanta vedrà allontanarsi il momento di uscita dal mercato del lavoro, che avverrà, nella migliore delle ipotesi, all'alba dei 70 anni. Nello specifico, coloro che quest'anno hanno compito 30 anni e hanno iniziato a lavorare all'inizio del 2022 riusciranno ad andare in pensione a 69 anni e 10 mesi d'età – a fine 2063 per intenderci – a patto che abbiano versato almeno vent'anni di contributi.

Interrogato il simulatore Inps prevede diverse ipotesi pensionistiche per i trentenni di oggi che si siano da poco approcciati al mondo del lavoro. Gli scenari variano dalla possibilità di andare in pensione a 66 anni e 8 mesi nel caso in cui si siano pagati 20 anni contributi e si sia maturato un assegno superiore 1.603,23 euro (tre volte l'importo mensile dell'assegno sociale nel 2024), fino all'ipotesi di finirci addirittura a 74 anni, se non si sono versati almeno 20 anni di contributi.

Il simulatore, però, non è stato ancora aggiornato alle regole di quota 103, ovvero la pensione anticipata flessibile estesa al 2024, che fissa come criteri un'età anagrafica di 62 anni e un'anzianità contributiva di 41 anni. Per il momento il sistema è stato adeguato solamente agli importi spettanti per chi abbia raggiunto i requisiti nel 2023. Per accedere al calcolatore Inps non serve l'identità digitale, ma basta collegarsi al portale e procedere inserendo i propri dati anagrafici e quelli relativi alla contribuzione. ‘Pensami' tiene conto anche di tutte quelle informazioni che possono influenzare il calcolo degli anni necessari per la pensione, come il riscatto di laurea, il servizio militare oppure un periodo di lavoro svolto all'estero.

Tuttavia, anche per chi è nato negli anni Ottanta la situazione non sembra particolarmente allettante. Secondo il simulatore, un lavoratore privato di 44 anni, che abbia iniziato a versare i contributi nel 2005, riuscirebbe ad andare in pensione di vecchiaia a novembre del 2048, a 68 anni e 9 mesi. Se ha maturato un assegno superiore a tre volte l'assegno sociale, potrebbe finirci a 65 anni e 7 mesi, ma laddove non riuscisse a raggiungere 20 anni di contributi ci arriverà solamente una volta compiuti i 73 anni e 2 mesi di età.

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