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Quali sono le detrazioni fiscali che possono sparire nel 2025

In vista della Manovra 2025, per fare cassa dal Mef starebbero valutando il taglio di alcune detrazioni fiscali, in particolare quelle relative ai redditi più alti. Vediamo quali sono le agevolazioni a rischio.
A cura di Giulia Casula
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Sono cominciati i lavori per la prossima legge di Bilancio e Palazzo Chigi è a caccia di risorse per allargare gli spazi di manovra – finora molto stretti – dell'esecutivo. Secondo le indiscrezioni circolate finora, si cercano tra i 20 e 25 miliardi di euro per finanziare gli interventi introdotti lo scorso anno e a cui il governo non intende rinunciare.

Misure come il taglio del cuneo fiscale o la riforma dell'Irpef con ogni probabilità verranno riconfermati, ma per mantenerle in piedi serviranno parecchi miliardi. Solo questi due interventi potrebbero richiedere fino ai 15 miliardi di euro. Una cifra a cui andranno aggiunti i finanziamenti per la Zes unica nel Mezzogiorno o ancora, per la riforma delle pensioni, su cui la Lega è tornata a insistere con il suo cavallo di battaglia, Quota 41.

Così, tra i possibili modi per fare cassa, il Ministero dell'Economia e delle Finanze starebbe valutando di tagliare alcune detrazioni fiscali, in particolare quelle che riguardano i redditi più alti.

Le detrazioni fiscali a rischio taglio: nel mirino i redditi più alti

Un primo taglio toccherebbe gli sgravi più piccoli, che per questo motivo, inciderebbero poco in ottica di risparmio. Si tratta infatti, di agevolazioni dal valore di circa 10 milioni di euro ciascuna. Se pure saltassero tutte, si riuscirebbe a raccogliere, secondo le stime, un gruzzoletto pari a 400 milioni di euro: una somma comunque insufficiente rispetto agli obiettivi prefissati per questa sessione di bilancio.

Il governo dunque, starebbe puntando a un'azione più incisiva, che consenta di recuperare qualche miliardo di euro. In particolare, due miliardi potrebbero arrivare dal taglio di alcune detrazioni più importanti per i redditi più alti.

Un modo quest'ultimo per rinsaldare non solo i conti dello Stato, ma anche il criterio di progressività fiscale a cui si ispira il nostro sistema tributario e che la riduzione delle aliquote prevista dalla riforma fiscale aveva fiaccato.

Un tentativo simile era stato percorso nel 2020, con una progressiva riduzione delle detrazioni per i redditi superiori ai 120mila euro, ma il risparmio ottenuto fu esiguo: poco più di 30 milioni. Analogamente, nel 2023, si decise di fissare una franchigia di 260 per i redditi dai 50mila euro in su e pure in tal caso quello che si riuscì a raccogliere, 220 milioni, non fu  abbastanza.

Ad ogni modo le agevolazioni fiscali incidono molto di più sui redditi bassi che su quelli alti. Si parla di una copertura pari al 33% dell'imposta da pagare per chi dichiara meno di 7.500 euro, mentre è appena l'1% per chi ha un reddito superiore ai 120mila euro.

È pur sempre vero che i super ricchi continuano a beneficiare di detrazioni importanti, per un totale di oltre un miliardo e 600 milioni di euro, secondo i dati del Mef. Principalmente si tratta di decurtazioni relative ai lavori edilizi, ma anche all'efficienza energetica, agli interessi sui mutui legati all'acquisto della prima casa, alle spese sanitarie e a quelle d'istruzione.

Tra i bonus che potrebbero scomparire, si è parlato del Bonus arredi ed elettrodomestici, una detrazione Irpef delle spese sostenute per compare mobili ed elettrodomestici da destinare all'arredo di un'abitazione in ristrutturazione. O ancora, il Bonus verde, un'agevolazione riconosciuta per gli interventi realizzati su giardini, terrazzi e tetti verdi.

Finora, va ricordato, si tratta solamente di ipotesi e via XX Settembre resta blindata. Un quadro più chiaro sulla situazione è atteso per domani, venerdì 30 agosto, quando Giorgia Meloni incontrerà i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, per il vertice di maggioranza.

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