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Quali sono i progetti del Recovery plan italiano: verde, digitalizzazione, scuola e sanità

In una tabella vengono riportate tutte le cifre riguardanti i singoli progetti che il governo vuole mettere in campo attraverso il Recovery plan. Non solo i fondi previsti per ognuna delle sei missioni principali, ma anche le voci riguardanti i singoli progetti che fanno riferimento ai mega-capitoli del piano italiano.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Recovery plan italiano prende forma e si aggiorna con qualche voce specifica in più riguardo agli investimenti nei singoli settori su cui l’Italia vuole puntare con i fondi europei per l’emergenza Coronavirus. Le missioni restano sei, senza variazioni rispetto alle cifre previste nel primo piano, di cui tanto si è discusso – soprattutto sultema della governance – negli ultimi giorni all’interno della maggioranza. Nella tabella sulle cifre, visionata da Fanpage.it, vengono riportate non solo le missioni, ma anche i cluster e i progetti del Pnrrcon le corrispettive risorse che verranno stanziate. Inoltre, nella tabella non si riporta solo l’importo complessivo, ma anche il tendenziale, ovvero la parte di spesa già considerata nei saldi di bilancio, e le somme aggiuntive. L’aspetto principale da analizzare, comunque, resta quello dell’importo totale previsto per ogni singola voce.

I capitoli, chiamati missioni, sono sei: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (per un importo di 48,7 miliardi di euro); Rivoluzione verde e transizione ecologica (74,3 miliardi); Infrastrutture per una mobilità sostenibile (27,8 miliardi); Istruzione e ricerca (19,1 miliardi); Parità di genere, coesione sociale e territoriale (17,2 miliardi); Salute (9 miliardi). Per un totale previsto di 196 miliardi di euro.

La prima missione: digitalizzazione, competitività e cultura

La prima missione è quella riguardante la digitalizzazione, suddivisa a sua volta in più capitoli. Il primo è quello riguardante digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione: si prevedono 10 miliardi, di cui una buona parte (quasi la metà) dedicati alle tecnologie e ai pagamenti digitali, mentre un’altra fetta importante (2,5 miliardi) andranno alla modernizzazione e digitalizzazione della Pa. Altre voci riguardano il lavoro agile e il capitale umano della Pa, così come l’innovazione organizzativa della giustizia. Il capitolo più importante, per questa missione, è quello riguardante ‘Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione’, per un importo di 35,5 miliardi: varie le voci, dalla transizione 4.0 (con ben 24,8 miliardi) al Patentbox, passando per i 3,5 miliardi per la banda larga e i fondi stanziati per editoria, agricoltura, internazionalizzazione. L’ultimo capitolo della missione – con un importo da 3,1 miliardi – è quello su cultura e turismo, con attenzione anche alle periferie, alle aree rurali e alla formazione di servizi turistici.

La rivoluzione verde e la transizione ecologica

La missione a cui vengono dedicate più risorse è quella riguardante la cosiddetta rivoluzione verde, con oltre 74 miliardi di euro. Sono 6,3 i miliardi dedicati all’impresa verde e all’economia circolare, riguardante anche la gestione dei rifiuti. Poi 18,5 miliardi sono dedicati alla transizione energetica e alla mobilità locale sostenibile, con un importante investimento proprio sui trasporti, sulle ciclovie e sul rinnovo del parco rotabile, ma anche sulla produzione di rinnovabili. Ben 40 miliardi sono destinati alla riqualificazione degli edifici e all’efficienza energetica, con interventi previsti sia sugli edifici pubblici che su quelli privati. Ultimo capitolo è quello della tutela e valorizzazione del territorio e delle risorse idriche (9,4 miliardi) con interventi sul dissesto idrogeologico e sulle risorse idriche.

Recovery plan, quasi 30 miliardi per le infrastrutture

La terza missione è quella riguardante le infrastrutture, con 27,8 miliardi di cui ben 23,7 per l’alta velocità di rete e la manutenzione stradale: nello specifico di questi ben 21,7 sono destinati a opere ferroviarie, mentre quasi 2 serviranno per la messa in sicurezza di strade, viadotti e ponti. Altri 3,2 miliardi serviranno per interventi su porti e altre infrastrutture.

Per istruzione e ricerca ci sono quasi 20 miliardi

Sono 19,1 i miliardi di euro che il governo prevede di investire su istruzione e ricerca. Ben 10,7 sono dedicati al potenziamento della didattica e al diritto allo studio, sia per contrastare il divario territoriale sia per potenziare la didattica e l’istruzione professionalizzante. Per la ricerca sono 8,5 i miliardi, di cui una parte dedicata anche al sostegno all’innovazione per piccole e medie imprese.

Recovery, gli interventi su parità di genere e coesione

Per la missione su Parità di genere, coesione sociale e territoriale si prevede l’impiego di 17,2 miliardi. Di questi 4,5 sono dedicati al sostegno all’occupazione femminile e agli asili nido. Altri 2,8 miliardi vanno alle politiche del lavoro e al servizio civile. Ancora sono 5,9 i miliardi del capitolo riguardante la rigenerazione urbana, l’housing sociale, lo sport e i servizi socio-assistenziali. Ultimo capitolo di questa missione riguarda gli interventi di coesione territoriale (per 3,9 miliardi), con soldi stanziati per le zone terremotate, per le aree montane, per la Sardegna e per il Sud.

Per la salute solo 9 miliardi

L’ultima missione è quella su cui di più si è aperta una discussione. Sulla salute, infatti, in tanti hanno criticato le esegue risorse stanziate: solo 9 miliardi. Di questi 5 sono dedicati all’assistenza di prossimità e alla telemedicina, con il potenziamento dell’assistenza sanitarie e della rete territoriale. Altri 4 miliardi, invece, saranno destinati all’innovazione, la digitalizzazione e la ricerca: quasi 3 miliardi serviranno per l’ammodernamento tecnologico e digitale, mentre il resto servirà per la ricerca tecnologica e per la formazione del personale del Servizio sanitario nazionale.

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