PopBari, Visco: “Risponderemo nelle sedi istituzionali. Ma Bankitalia ha fatto il suo dovere”
"Abbiamo pubblicato sul nostro sito un resoconto sommario della nostra attività sulla Popolare di Bari e altri approfondimenti seguiranno. Siamo pronti a rendere conto del nostro operato, come abbiamo sempre fatto, nelle sedi istituzionali": Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, interviene sul caso della Banca Popolare di Bari in una lunga intervista con il Corriere della Sera, affermando di aver svolto correttamente il compito di vigilanza come banca centrale e assicurando di essere pronto a rispondere in tutte le sedi.
Le ultime settimane non sono state semplice per Visco, dopo che il Consiglio superiore di Bankitalia ha nominato Daniele Franco direttore generale e Piero Cipollone vicedirettore dell'istituto a causa della bufera di polemiche scatenatasi dal commissariamento della Popolare di Bari. La banca centrale è stata accusata di non aver vigilato a dovere e di non essere intervenuta tempestivamente: "Abbiamo fatto il nostro dovere e vigilato rispettando le regole", si è difeso Visco.
Vigilanza e commissariamento
"Bisogna esaminare individualmente le due attività: quella di vigilanza e quella di gestione e risoluzione delle crisi, che sono cose diverse. La vigilanza sulle banche ha svolto il suo compito, con il massimo impegno e io reputo positivamente. La scelta di porre in amministrazione straordinaria questa banca è il risultato, come sempre in questi casi, di un’attenta analisi, è un atto possibile in termini di legge solo dopo aver rilevato gravi perdite o carenze nei sistemi di governo societario. Ma la vigilanza non può intervenire nella conduzione della banca, che spetta agli amministratori scelti dagli azionisti. La banca deve seguire delle regole, la vigilanza verifica che ciò effettivamente accada", ha sottolineato il governatore di Bankitalia, rispondendo alla politica che punta il dito contro la banca centrale: il vicesegretario dem Andrea Orlando, ad esempio, aveva definito l'istituto come un giocatore, più che come un arbitro, rimarcando che invece queste due funzioni vadano nettamente separate.
Tuttavia, risulta curioso come il commissariamento sia arrivato solo ora, nonostante la Popolare di Bari sia sottoposta ad ispezioni dal 2010: "Tutte le banche sono vigilate continuamente. L’amministrazione straordinaria rappresenta un intervento di vigilanza forte, in cui si destituiscono gli organi amministrativi scelti dagli azionisti; si interviene quando altri meccanismi — quali il vaglio del collegio sindacale, delle società di revisione, dell’assemblea dei soci — non hanno la necessaria efficacia. È per questi motivi che l’amministrazione straordinaria può essere adottata solo quando ne ricorrano i termini definiti con precisione dalla legge. Il commissariamento della Bari è stato disposto quando le perdite hanno ridotto i livelli di capitale al di sotto dei minimi stabiliti dalle regole prudenziali", ha spiegato Visco, aggiungendo che la discesa del capitale sotto i minimi, nonostante le difficoltà, non si fosse mai registrata negli anni precedenti. E ancora: "È emersa solo a seguito dell’ultimo accertamento ispettivo effettuato nei mesi scorsi dalla Banca d’Italia. Abbiamo rilevato anche l’insufficiente azione degli organi aziendali in relazione alle criticità del contesto".
Cosa succede adesso?
Ma la vera domanda a cui Visco deve rispondere, oltre a delucidazioni su ciò che è stato, riguarda il futuro di azionisti e obbligazionisti. "L’intervento del Fondo Interbancario e del Mediocredito centrale è volto a evitare scenari liquidatori e possibili perdite per i risparmiatori che detengono depositi e obbligazioni", ha detto il numero uno di Bankitalia, sottolineando che negli scorsi anni l'istituto centrale ha accertato irregolarità nell'adeguatezza degli investimenti della clientela.
"La realtà è che abbiamo avuto la crisi di alcune banche nel contesto della più grave recessione della storia unitaria del nostro Paese. Queste banche rappresentavano, nel complesso, il 10 per cento degli attivi totali, il che vuol dire che il restante 90 per cento ha fatto fronte alle gravissime conseguenze della crisi dell’economia reale. È questo l’inquadramento corretto di quanto è accaduto, anche se sono consapevole che quando le banche non ce l’hanno fatta (per la recessione, per governance inadeguata, per comportamenti scorretti) vi sono stati effetti gravi, soprattutto per gli azionisti. Per i depositanti invece non vi sono state conseguenze e per la gran parte degli obbligazionisti alla fine sono state contenute le perdite. Bisogna garantire la tutela dei clienti delle banche, e su questo moltiplicheremo gli sforzi, ma deve migliorare la comprensione da parte del pubblico che un investimento finanziario comporta sempre un rischio. Da parte delle banche questo rischio deve essere sempre adeguatamente rappresentato", ha poi aggiunto Visco.
Secondo il governatore della Banca d'Italia, se l'economia non tornerà a crescere, difficilmente le condizioni di salute delle banche miglioreranno. Anche se riconosce che al momento queste siano mediamente buone: "I coefficienti patrimoniali sono raddoppiati rispetto al 2007; l’incidenza dei crediti deteriorati si è dimezzata dal picco del 2015; le banche stanno tornando a fare profitti e questo permette loro di affrontare le sfide che hanno di fronte. Un importante passo in avanti c’è stato con la formazione di due gruppi di banche di credito cooperativo. In pochi anni il numero di gruppi bancari e banche individuali è sceso da circa 600 a 150".
Visco ammette anche che alcune piccole banche versino ancora in condizioni di difficoltà, e chiama a una revisione delle norme europee: "Le stiamo seguendo con attenzione, ma il problema è che abbiamo un sistema di gestione delle crisi inadeguato. Per poter gestire una crisi non basta saperla prevedere, occorrono strumenti. Chiedo da tempo di intervenire a livello europeo con nuove norme. È necessaria una nostra presenza assidua nel dibattito europeo, che a sua volta richiede una continuità di natura politica che purtroppo non abbiamo. Come Governatore mi sono confrontato con sette ottimi ministri dell’Economia, mentre quelli degli altri Paesi erano quasi sempre gli stessi".