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Pil italiano cresce dello 0,2% nel secondo trimestre. Germania al +0,4%

L’Italia conferma le attese, mentre Germania e Francia crescono meno delle stime (ma comunque più del nostro paese nel primo semestre del 2015). Regno Unito al +0,7% e Usa al +0,6%.
A cura di Redazione
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L'economia italiana conferma le attese e, secondo quanto rivelato dall'Istat, nel secondo trimestre del 2015 cresce dello 0,2% rispetto al primo trimestre (nel quale si era cresciuti dello 0,3%) e dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2014. Il dato, espresso in valori concatenati al 2010 e corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, individua la crescita annuale del Pil italiano nel caso in cui la nostra economia non cresca nei successivi due trimestri del 2015.

I principali due paesi europei – Germania e Francia – fanno registrare una crescita maggiore di quella italiana, ma il dato non si presenta particolarmente positivo. In Germania la crescita del Pil è stata dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, contro lo 0,5% delle stime. Sull'economia tedesca hanno pesato la crisi greca ed una più ridotta crescita cinese. Bisogna tuttavia ricordare che la Germania era cresciuta del +1,2% nel primo trimestre 2015. In Francia il primo trimestre aveva fatto registrare uno 0,7%, ma nel secondo l'economia d'Oltralpe risulta essere stagnante. Gli analisti si attendevano un +0,2%, ma rispetto allo stesso periodo del 2014 la crescita del Pil è stata del +1%. Il Regno Unito ha fatto registrare invece un +0,7%, mentre gli Stati Uniti un +0,6%.

Confindustria, attraverso le parole del suo presidente Giorgio Squinzi ad affaritaliani.it, ha osservato che il dato Istat in realtà "è la conferma che non c'è una ripartenza vera". Per far davvero ripartire l'Italia, ribadisce il numero uno della confederazione degli industriali, "si devono creare le condizioni favorevoli all'impresa, questo è il problema vero. In Italia, finché saremo così bloccati da tutte le complicazioni burocratico-amministrative e in più con tutti i problemi che abbiamo senza fare le riforme, non ci muoveremo".

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