Verso una riforma delle pensioni, per non tornare alla Legge Fornero: cosa chiedono i sindacati
In pochi lo dicono, tra le righe, ma l'intesa sulla riforma delle pensioni dopo Quota 102 oramai non è più così lontana. Con il procedere dei tavoli tecnici tra sindacati e rappresentanti del governo, infatti, la mediazione tra le posizioni in campo si fa più concreta. L'obiettivo comune è garantire dal 2023 maggiore flessibilità in uscita rispetto alla riforma Fornero, con pensioni a partire da 62 o 64 anni invece che 67 e un esborso sostenibile per le casse dello Stato.
I sindacati insistono su un'uscita libera per tutti a partire da 62 anni anni d'età e 20 di contributi, con uno schema simile alla riforma Dini del 1995. Oppure a una pensione anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Idee che il governo sembra rigettare, perché troppo onerose per le finanze pubbliche. Ma Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco avrebbero oramai deciso di non tornare a quella "normalità" della Legge Fornero che il premier difendeva in autunno. E le sigle confederali sarebbero pronte a cedere per arrivare a un compromesso.
L'ultima proposta dell'esecutivo sarebbe quella di mandare le persone in pensione a partire 64 anni, con un ricalcolo in senso contributivo che preveda un taglio del 3% degli assegni. «Ufficialmente– spiega il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli ai microfoni di Fanpage.it- la proposta non ci è stata fatta. Si tratta in realtà di un'idea simile a quelle che circolano da anni nella politica (come le proposte di legge di Nannicini del Psi e Serracchiani del PD, ndr) e che è stata tirata nuovamente in ballo a gennaio dal membro della Commissione tecnica del ministero del Lavoro Michele Reitano».
Ghiselli (Cgil): "Ci si può venire incontro"
«Il governo – aggiunge Ghiselli- ha dato la disponibilità a discutere di un accesso alla pensione anticipata prima dei 67 anni, senza una linea ufficiale sull'età di partenza. Ma questo anticipo avverrebbe interamente con il ricalcolo contributivo. Noi su questo non siamo assolutamente d'accordo, si rischia infatti di avere un'Opzione donna allargata a tutti, con tagli anche oltre il 30%, in alcuni casi. La flessibilità che viene ipotizzata, però, comprende anche una tutela ulteriore per le categorie più deboli come disoccupati, gravosi, invalidi e coloro che assistono un familiare con handicap. Su questo punto il Governo si è impegnato ad effettuare delle verifiche tecniche».
La proposta dei 62 anni e 20 di contributi, poi, secondo Ghiselli è «sostenibile», perché «si tratta di anticipare la quota contributiva, che verrà poi ripagata dagli stessi pensionati, e pagare interamente solo quella retributiva. Dal 2023 verosimilmente avremo solo meno di 100mila di persone a prevalenza retributiva su 24 milioni di lavoratori. Chi è nel misto, invece, oramai ha una parte contributiva prevalente». In ogni caso, però, l'esponente della Cgil è convinto «che ci si può venire incontro» per trovare una soluzione.
Misiani (PD): "La proposta dei sindacati costa 10 miliardi all'anno"
Chi negli ultimi mesi sta facendo da pontiere tra le posizione dei sindacati e quelle dei tecnici del governo è il Partito democratico. Secondo il responsabile economico Antonio Misiani «i sindacati sanno che purtroppo le loro opzioni sono difficilmente sostenibili per le casse dello Stato, anche perché l'opzione a 62 anni di cui parlano costerebbe circa 10 miliardi di euro l'anno».
I dem, secondo Misiani, sono assolutamente convinti che bisogna «garantire più flessibilità in uscita rispetto alla Riforma Fornero, a partire dai contenuti riforma del 1995, ma è inevitabile che bisogna adeguarsi alla logica contributiva: si va prima in pensione e si prende di meno. Poi si può lavorare tecnicamente sulle modalità di ricalcolo della pensione, ma il principio generale deve rimanere, anche perché ci sono dei vincoli di natura finanziaria di cui tenere conto, tra cui il ritorno del Patto di Stabilità il prossimo anno». Accanto a questo, però, il PD vorrebbe rendere strutturali misure come l'Ape social e Opzione Donna.