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Perché l’inflazione cala ma il carrello della spesa resta salato: boom prezzi di pasta, pane e latte

L’intervista di Fanpage.it a Michele Carrus, presidente di Federconsumatori: “In Italia nonostante il calo dell’inflazione i prezzi continuano ad aumentare: pasta, pane, latte e ortofrutta hanno subito incrementi spaventosi e ingiustificati. Il carrello antinflazione va contro la speculazione”.
Intervista a Michele Carrus
Presidente Federconsumatori.
A cura di Ida Artiaco
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"In Italia nelle ultime settimane, nonostante l'inflazione sia calata dal 6,4 al 6%, si registra un aumento dei prezzi beni di prima necessità, in primis pasta, pane, cereali, latte, che hanno registrato aumenti spaventosi, fino al 50% ma anche l'ortofrutta. Tuttavia, gran parte di questi incrementi non trova giustificazione alcuna, mettendo in difficoltà soprattutto le famiglie, rispetto alle quali non ci sembra sia arrivata una risposta adeguata da parte delle istituzioni".

A parlare è Michele Carrus, presidente di Federconsumatori, l'associazione italiana senza scopo di lucro che difende e tutela i diritti dei consumatori, che a Fanpage.it ha spiegato perché il carrello della spesa degli italiani è diventato così caro e perché i prezzi dei beni di prima necessità continuano ad aumentare nonostante il seppur lieve calo dell'inflazione.

Dottor Carrus, a cosa è dovuto questo aumento dei prezzi?

"È una fase che dura da un po' di tempo, legata ad una serie di fattori ed eventi che hanno dato luogo ad una spirale inflazionistica anche di scala globale. Non riguarda, infatti, solo l'Italia.

Quando eravamo segregati per causa del Covid, abbiamo attraversato un periodo difficile. Nel momento in cui si accennava a venirne fuori, quando c'era una forte aspettativa di aver superato la fase più critica, si è rimessa in moto l'economia, ma non c'è stata una ripartenza simultanea. Paradossalmente, l'Asia, con la Cina e l'India, è ripartita prima e in quel momento ha richiamato sul proprio sistema produttivo tanta domanda di utility, materie prime ed energia perché l'industria si stava rimettendo in moto. Questa asimmetria tra sistemi globali ha determinato la scarsezza dell'offerta rispetto alla domanda che cresceva e che nel frattempo cominciava a riprendere forza anche in Europa e in Occidente.

Questo non solo ha scatenato la competizione tra macrosistemi, ma è venuta fuori anche una poderosa spinta speculativa. E la speculazione ha fatto la gran parte dell'inflazione, ha acceso una spirale rialzista di prezzi e listini che ha generato anche una corsa ai profitti spaventosa, tanto è vero che l'ultimo rapporto Oxfam spiegava che più di un terzo dell'incremento generale dei prezzi dei beni di consumo era legato esclusivamente ai profitti, anche perché era il modo più rapido che le aziende e gli imprenditori avevano per recuperare mancati o minori guadagni durante la fase di crisi della pandemia.

A ciò si è aggiunta la guerra in Ucraina, con le sue conseguenze anche sul mercato dei beni energetici o delle comodities alimentari, a cui si sono sommati fenomeni climatici di natura opposta, con eccessi di siccità e piovosità. Il risultato finale è stato tra le altre cose questa forte spinta speculativa di mercati".

Come ha reagito l'Italia a tutto questo?

"Questa situazione non si è verificata in maniera identica nei vari Paesi del mondo, i quali hanno reagito in modo differente. Ce ne sono alcuni che hanno retto l'impatto inflazionistico molto meglio. Si pensi ad esempio alla Spagna, anche se qui c'è pure un discorso di minore interconnessione energetica soprattutto dal punto di vista delle forniture di gas. Ancora oggi Madrid ha una inflazione bassa a differenza del resto d'Europa. E poi c'è  l'Italia. Quello che osserviamo è che anche in queste ultime settimane, in cui siamo oggettivamente entrati in un trend di riduzione del tasso di inflazione, non funziona in maniera omogenea e per di più i prezzi sono ancora in aumento".

Che significa?

"L'Istat ha comunicato che siamo passati dal 6,4 al 6% di inflazione come indice medio globale, però il carrello della spesa, quello che è fatto di generi alimentari, di beni dell'igiene della persona e della casa, della spesa per l'infanzia, quindi generi di largo consumo, ha invece un indice che è sceso dal 10.5 al 10.4, quindi in modo impercettibile. Addirittura si è allargata la forbice tra il dato medio del 6% e il carrello della spesa rimasto stabile.

Questo vuol dire che l'inflazione colpisce in maniera molto più dura i ceti popolari, i lavoratori e i pensionati oltre alle famiglie, quelli che devono destinare gran parte del proprio reddito fisso alla sussistenza. Si tratta di milioni di persone che soffrono, perché questa inflazione ha eroso il potere d'acquisto dei redditi fissi in una maniera enorme e non ci sono state adeguate misure né di tipo contrattuale né di tipo fiscale e sociale per venire incontro alle loro esigenze. Le famiglie, in altre parole, in particolare quelle del Sud e delle aree più deboli, sono quelle che stanno soffrendo di più gli effetti di una crisi che si spalma quasi interamente sui beni di consumo e sui beni energetici, cioè sui beni essenziali per la vita civile. E non ci sembra che sia arrivata una risposta adeguata a questo problema da parte delle istituzioni".

Quali sono i prodotti che pesano di più sul carrello della spesa?

"Abbiamo incrementi che toccano beni essenziali e comuni, come i derivati dalle farine, quindi pasta, pane, cereali ma anche latte, che hanno subito aumenti spaventosi, siamo ben oltre il 60%. Segnaliamo anche l'ortofrutta su cui abbiamo rilevato la presenza di prezzi che raddoppiano o addirittura triplicano, come per zucchine e carote. In larghissima parte quello che abbiamo osservato anche attraverso l'attività della Commissione di allerta rapida dei prezzi, di cui faccio parte, è che gran parte di questi aumenti non trova giustificazione alcuna.

I produttori lamentano che per loro il prezzo della fornitura non è cambiato, semmai sono aumentati i costi di produzione, magari per effetto del caro carburante per le macchine agricole oppure per trovare i concimi e i fertilizzanti, dicendo di vendere agli stessi prezzi di prima. Ma è una cosa che ha dell'inspiegabile, se non nella volontà di fare utili, sopratutto negli ultimi mesi. È inutile che vengano a raccontarci di avere maggiori costi energetici in una fase in cui sono calati sensibilmente e il trend è ancora in calo. È vero che ci sono previsioni di nuovi rincari per l'ultimo trimestre dell'anno ma per il momento abbiamo avuto solo diminuzioni sia dal punto di vista del carburante che del gas".

Come risolvere questo problema?

"Noi come Federconsumatori abbiamo denunciato questo stato di cose. Nasce anche da qui l'idea del governo di fare il carrello antinflazione. C'è anche una spinta alla speculazione tout court, come è avvenuto negli stabilimenti balneari, con percentuali anche rilevanti, fino al 17% di incremento. Non è giustificato da nulla. Quello che si sta registrando è che ci sono stati aumenti lo scorso anno che sono continuati anche nel primo semestre di quest'anno quando il trend era in calo. Questa è speculazione, che è quello che noi stiamo cercando di combattere".

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