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Perché l’economia italiana ha smesso di crescere e cosa dovrebbe fare il governo Meloni per rimediare

I numeri dell’Istat e della Commissione europea parlano chiaro: negli ultimi mesi il Pil è calato e nel 2023 l’economia italiana crescerà meno di altri grandi Paesi. L’economista Leonardo Becchetti ha fatto a Fanpage.it un quadro della situazione, delle sue possibili cause e degli interventi che potrebbero migliorarla.
Intervista a Leonardo Becchetti
Professore ordinario di Economia Politica all'università di Roma Tor Vergata
A cura di Luca Pons
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Per mesi il governo Meloni ha vantato il successo delle sue politiche economiche basandosi soprattutto su un dato: la stima della Commissione europea sull'andamento del Pil, che a maggio aveva previsto che l'Italia nel 2023 sarebbe cresciuta più di Francia e Germania. Negli scorsi giorni, però, la Commissione ha aggiornato al ribasso la sua stima con i dati più recenti: la previsione ora è che il Pil italiano crescerà dello 0,9% (invece dell'1,2%), mentre in Francia sarà all'1%, in Spagna al 2,2%. La Germania invece scenderà al -0,4%.

Nel periodo da aprile a giugno, l'economia italiana è calata dello 0,4%. L'occupazione si è fermata, lo stesso per la produzione industriale. Leonardo Becchetti, economista e professore ordinario di Economia politica all'Università di Roma Tor Vergata, ha risposto alle domande di Fanpage.it per capire meglio la situazione, cosa l'ha causata e come si può intervenire.

Professore, cos'è successo negli ultimi mesi in Italia e in Ue per giustificare questo calo dell'economia?

Le potenziali cause sono molte. Oltre all'indebolimento del commercio internazionale – con due grandi locomotive come Germania e Cina che vivono una congiuntura difficile – ne citerei tre.

Quali?

La prima è la riduzione di misure che hanno immesso liquidità nel sistema e sostenuto direttamente o indirettamente i consumi. In Italia si parla di Superbonus edilizio, aiuti post-Covid e reddito di cittadinanza. Poi c'è il perdurare dell’inflazione, che corrode il potere d’acquisto delle famiglie e le spinge ad essere più attente sui consumi, inclusi quelli turistici delle ferie estive. Infine, c'è l’aumento dei tassi deciso dalla Bce per contrastare l’inflazione, che ha aumentato costo del credito (e quindi del finanziamento degli investimenti) per le imprese e il costo dei mutui per le famiglie indebitate.

Cosa può fare il governo italiano per migliorare la situazione?

Ricordiamo che l’inflazione non dipende solo dalle scelte della Bce. Mentre noi siamo ancora al 5,5% (e al 10% se consideriamo solo il carrello della spesa) ci sono Paesi europei già sotto il 2%. Dobbiamo innanzitutto ridurre la dipendenza dalle fonti fossili da cui arrivano le grandi ondate inflattive (petrolio a fine anni ’70, gas oggi). È assolutamente possibile e tutto il mondo va in quella direzione.

Cosa c'entra l'energia green con l'inflazione?

La questione è molto semplice: meno le nostre famiglie hanno bisogno di petrolio e gas, e più traggono energia dalle fonti rinnovabili, meno saranno esposte ai rialzi che purtroppo rischiano di non essere ancora finiti. Interessanti anche gli stimoli da parte del governo al nostro ruolo, alla cosiddetta elasticità della domanda.

Cioè?

Usiamo app per scegliere i distributori con i prezzi più bassi e, se il tentativo del governo riuscirà, premiamo quelle filiere che accettano volontariamente di moderare i prezzi. Il consumatore attento che rifiuta di comprare un prodotto il cui prezzo è aumentato a dismisura svolge anche un ruolo sociale, perché convince il venditore che non è il caso di speculare.

Concretamente, cosa significa un calo di qualche decimale percentuale nella crescita di un Paese?

Il Pil italiano oggi è circa 1900 miliardi di euro, quindi un decimo di Pil vuol dire 19 miliardi in più o in meno di ricchezza creata. Per quanto riguarda l'azione politica, ipotizzando che l'Ue autorizzi un deficit al 5% in manovra, vorrebbe dire avere un miliardo di euro in più a disposizione per le politiche di bilancio.

La stretta della Bce, come ha accennato, contribuisce a frenare la crescita del Pil. Ma almeno sta abbassando l'inflazione? Per l’Eurozona la stima è calata leggermente per il 2023, ma è aumentata per l’anno prossimo.

Quest'inflazione dipende non solo da quanta liquidità c’è in giro (variabile su cui un aumento dei tassi può incidere), ma molto da due fattori fuori controllo Bce: i prezzi dell’energia, e anche il riscaldamento climatico, con la cosiddetta ‘heatflation‘, che secondo la Bce genererà in modo permanente un punto d’inflazione. Questo perché il riscaldamento globale significa un aumento degli eventi climatici estremi, ad esempio siccità e alluvioni. Questi a loro volta creano come minimo degli shock sull'offerta dei beni agricoli, aumentandone i prezzi.

Possiamo dire che l’ottimismo del governo negli scorsi mesi, con annunci che “l’Italia cresce più di tutti tra i grandi Paesi”, era stato affrettato?

Non direi, è stato effettivamente così negli ultimi mesi. Perché continui ad esserlo dobbiamo favorire adozione di nuove tecnologie, crescita e capacità di fare rete delle nostre imprese e potenziare le nostre infrastrutture (alta velocità, infrastrutture dell’energia e digitali). Il Pnrr va usato soprattutto per questo.

La stima di crescita italiana per il 2023 oggi è al +0,9%, ma va detto che nel novembre 2022 era al +0,3%. La ripresa post-pandemia dell’Italia sta comunque procedendo bene? O le stime per il 2024 devono spegnere gli entusiasmi?

Il Pil è importante perché come spiegato incide anche sulle risorse a disposizione per le politiche economiche. Ma il peso che gli diamo è a mio avviso esagerato.

A cosa dovremmo dare più peso?

La letteratura scientifica sulle determinanti della felicità ci dice che dobbiamo entusiasmarci per altre cose, che non necessariamente hanno una correlazione diretta con le variazioni decimali del Pil. A cominciare dalle stesse variabili economiche, come il reddito che resta nelle nostre tasche dopo aver pagato tasse e beni e servizi pubblici essenziali, fino a variabili esterne al mondo dell'economia, come la nostra vita di relazioni.

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