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Guerra in Ucraina

Guerra Ucraina, perché le sanzioni su gas e petrolio alla Russia spaccano l’Europa

Gli Stati Uniti e la Commissione Ue vogliono imporre nuove sanzioni alla Russia, anche sul piano energetico, ma Germania, Olanda e Ungheria frenano.
A cura di Giacomo Andreoli
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Le nuove sanzioni alla Russia di Putin per fermare la guerra in Ucraina spaccano l'Occidente. Stamattina Ursula von der Leyen aveva chiesto all'Europa di inasprire le restrizioni economiche, allargando anche a petrolio ed energia. L'opzione, che trova il favore degli Stati Uniti, non piace però al governo tedesco, a quello olandese e a quello ungherese. In particolare il cancelliere Olaf Scholz ha avvertito che ci potrebbero essere conseguenze molto severe in caso di messa a bando del petrolio e del gas russi dall'Ue. Secondo il numero uno di Berlino, infatti, si metterebbe a rischio la sicurezza energetica europea. D'accordo il collega di Amsterdam, che si è detto contrario alle sanzioni per paura di "danni ingestibili".

Ora, però, gli Usa alzano la voce e spingono per non arretrare. Anzi, sembrano pronti ad andare avanti da soli. "Bisogna continuare ad alzare i costi per la Russia per la sua ingiustificata e non provocata invasione dell'Ucraina", ha spiegato il presidente americano Joe Biden in una video call con Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Boris Johnson. Alla consultazione non è stato invitato Draghi, che ha però avuto in serata una telefonata con il numero uno tedesco. I due si terranno a stretto contatto nei prossimi giorni.

Germania e Italia, d'altronde, sono i due Paesi europei sarebbero sicuramente più danneggiati da un embargo energetico, a partire da quello del gas. Secondo il vicepremier russo Aleksandr Novak l'esclusione del petrolio russo dai mercati internazionali porterebbe a "conseguenze catastrofiche", causando un balzo dei prezzi fino a 300 dollari al barile.

Per ora la Casa Bianca ha precisato che Biden "non ha ancora preso alcuna decisione", ma la strada sembra tracciata: non a caso democratici e repubblicani hanno fatto sapere di aver raggiunto un accordo per vietare le importazioni di energia russa negli Stati Uniti e sospendere le relazioni commerciali con Mosca e Minsk per la crisi ucraina. L'intesa, raggiunta dai presidenti delle Commissioni fiscali di Camera e Senato, deve comunque essere approvata dalle aule delle Camere.

Il piano della Commissione Ue per ridurre la dipendenza dal gas russo

Intanto la Commissione europea sta "valutando" una strategia per essere completamente indipendente dal gas russo, cercando fornitori alternativi. A spiegarlo è stato il vicepresidente dell'Ue, Valdis Dombrovskis, in audizione in Commissione economica del Parlamento europeo. Domani, secondo Bloomberg, presenterà un piano d'emergenza per l'energia, per ridurre già quest'anno dell'80% la dipendenza dalle importazioni di gas russo. L'obiettivo potrebbe essere raggiunto grazie a maggiori importazioni di Lng (come quelle di cui si è parlato per l'Italia in Qatar), forniture di gas attraverso gasdotti alternativi a quelli russi, il potenziamento delle rinnovabili e altre misure. Gli interventi dovrebbero coprire gran parte dei 155 miliardi di metri cubi di gas oggi provenienti dalla Russia.

Non sembra invece all'ordine del giorno una variazione del Recovery Fund per affrontare la crisi energetica. "Personalmente – ha spiegato il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni- non scommetterei tanto capitale politico nella riforma del Recovery, che ha già una parte di investimenti verdi destinati all'energia", evidenziando che i possibili problemi di forniture potrebbero aprire all'ipotesi di "un meccanismo di compensazione".

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