Perché chi andrà in pensione nel 2025 avrà assegni più bassi
Pensioni più basse per chi uscirà dal lavoro nel 2025 rispetto a chi l'ha fatto l'anno scorso. Il motivo è legato all'aggiornamento dei nuovi coefficienti di trasformazione previsti dal decreto del ministero del Lavoro, approvato lo scorso novembre.
Prima di vedere nel dettaglio di quanto scenderanno gli assegni per coloro che andranno in pensione nel nuovo anno, chiariamo alcuni aspetti, a partire da che cosa sono i coefficienti di trasformazione e a cosa servono.
Che cos'è il coefficiente di trasformazione e come si usa nel calcolo della pensione
I coefficienti di trasformazione sono dei paramento che vengono utilizzati per calcolare l'importo della pensione e che vengono aggiornati ogni due anni dal ministero del Lavoro.
Si tratta di un numero che viene applicato al montante contributivo, cioè all'insieme dei contributi che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni lavorati, e che dipende dall'età in cui si esce dal mondo del lavoro.
Ad ogni anno di età, dai 57 ai 71, viene associato un coefficiente, dal più basso (4,2%) al più alto (6,5%). In sostanza quanto più avanti negli anni si va in pensione tanto più alto sarà il coefficiente e quindi l'importo dell'assegno.
Questo perché il parametro è legato alla speranza di vita. Se si smette di lavorare più tardi, l'aspettativa di vita residua risulta più bassa e anche la pensione viene pagata per meno tempo. Viceversa, se si va in pensione prima, gli anni in cui si riceverà l'assegno saranno di più e quindi anche l'importo dovrebbe essere più basso.
L'ultimo decreto del ministero guidato da Marina Elvira Calderone ha aggiornato i coefficienti di trasformazione sulla base dell'andamento del Pil e della speranza di vita, che nel frattempo si è allungata. Di conseguenza, gli assegni pensionistici calcolati sulla base dei nuovi parametri saranno inferiori rispetto a quelli del 2024.
Di quanto si abbasseranno le pensioni nel 2025
La riduzione dei coefficienti dovrebbe oscillare tra l'1,5% e il 2,18% a seconda dell'età in cui si lascia il lavoro. Secondo le stime della Cgil, un lavoratore che prende mediamente 30mila euro all'anno e va in pensione di vecchiaia a 67 anni quest'anno, riceverà una pensione del 2% più bassa rispetto al collega che ci è andato nel 2024.
In numeri questo dovrebbe tradursi in una differenza di circa 300 euro in meno all'anno. Fino al 2024 infatti, il suo coefficiente sarebbe stato del 5,7%, che gli avrebbe consentito (con un montante contributivo di circa 284mila euro) una pensione di circa 1.250 euro al mese. Contro gli attuali 1.225 euro calcolati sulla base del nuovo coefficiente, fissato al 5,6%.
Ancora, per chi va in pensione dopo i 67 anni, il taglio sarà ancora più sostanzioso. Ad esempio coloro che ci andranno a 70 anni nel 2025 riceveranno circa 390 euro all'anno in meno (su tredici mensilità) rispetto allo scorso anno.