34 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Per un’impresa su due il Pnrr non avrà alcun impatto nel primo semestre del 2022

Le aziende, secondo l’Istat, vedono distanti gli effetti dei fondi europei sulla crescita, mentre continuano a preoccupare bollette e caro-materiali.
A cura di Giacomo Andreoli
34 CONDIVISIONI
Immagine

Al di là della retorica, il mondo delle imprese non sembra credere alla spinta propulsiva del Pnrr. O almeno non nel breve periodo, cioè da qui ai prossimi cinque mesi. Lo certifica l'Istat, secondo cui moltissime delle misure che rientrano nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per circa il 50% delle aziende non hanno nessuna «rilevanza» come fattore di sostegno nella produzione di beni e servizi nel primo semestre del 2022.

Il caro-bollette e l'aumento del prezzo delle materie prime continuano a preoccupare gli imprenditori, con i capitoli "digitalizzazione", "rivoluzione verde" e "infrastrutture e mobilità sostenibili" del Piano italiano che vengono ritenuti incapaci di trainare le loro attività. Vero fattore di sostegno è invece considerato quello della domanda interna, in netto aumento nell'ultimo anno. Il 61% delle unità produttive (con circa 11,7 milioni di addetti) le assegna un'importanza elevata, mentre solo il 16,9% ritiene che non abbia alcuna rilevanza (modesta per il 22,1%).

A portare in alto la ripresa dei consumi è il miglioramento della situazione pandemica. Proprio in tal senso, secondo l'Istituto di statistica, oltre l'80% delle imprese prevede una situazione di completa (41,3%) o quanto meno parziale (39,5%) solidità da qui a giugno 2022. Il 9,4% delle aziende ha poi assunto più persone nella seconda metà del 2021, mentre un altro 12,1% sta assumendo in questo momento. Ma tra chi aumenta il personale quasi due su tre segnala difficoltà a reperire le competenze necessarie. Nel corso del 2022, quindi, circa sei imprese su dieci prevedono una serie di investimenti in capitale umano e formazione, mentre la metà delle aziende spenderà per garantire la sostenibilità ambientale.

Migliora invece la percezione sull'utilizzo dello smart working, attorno al quale la politica continua a discutere animatamente. Se nel 2020 solo il 22,8% degli imprenditori la considerava una svolta positiva, ora il numero è salito al 42,5%. Questo anche se la metodologia di lavoro da casa nella seconda metà del 2021 è stata usata molto meno rispetto ai mesi precedenti. In particolare, tra luglio e dicembre dello scorso anno, la quota di imprese che ha dichiarato di aver usato il lavoro a distanza è del 6,6%, a fronte dell'11,3% registrato nello stesso periodo del 2020. Dichiarano di utilizzarlo il 4,4% delle micro-imprese e il 10,9% delle piccole, mentre la quota raggiunge il 31,4% per le medie e il 61,6% per le grandi.

34 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views