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Opinioni

Per le banche europee ed italiane forse si avvicina una svolta

La stagione del denaro a costo zero o negativo portata avanti dalle banche centrali potrebbe essere al termine. Per gli investitori si aprono interessanti opportunità d’acquisto in vista del gran ballo delle dismissioni di crediti e attività a rischio da parte delle banche commerciali europee ed italiane in particolare…
A cura di Luca Spoldi
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Delle difficoltà in cui si dibattono le banche europee e quelle italiane in particolare si è detto più volte, di come la politica monetaria ultra rilassata delle banche centrali possa ormai fare “più male che bene” scrive oggi David Lafferty, capo strategista di Natixis Global Asset Management, secondo cui “le politiche monetarie straordinarie sembrano disconnesse da un mondo che sta crescendo piano ma è in profonda crisi. I consumatori e le aziende possono non comprendere le sfumature tecniche dei tassi negativi o del “helicopter money” (immissione di denaro), ma certamente riconoscono che le politiche estreme possono essere giustificate solo da un outlook disastroso”.

Questa disconnessione secondo l’esperto finisce col portare i consumatori a non acquistare “e non incoraggia i Ceoe gli imprenditori a investire. Dopo otto anni, le politiche che una volta aiutavano la fiducia la stanno ora minando, diminuendo o addirittura annullando i benefici veri che i bassi tassi avrebbero dovuto generare”. Che le stesse banche centrali possano averlo capito sembra evidente dalla decisione della Bank of Japan di fissare un nuovo obiettivo di tassi a lungo termine fluttuanti attorno a zero, ovvero di creazione di una base monetaria fluttuante rispetto al precedente obiettivo di fissare un range di scadenze di titoli di Stato acquistabili e di aumentare la base monetaria di 80 mila miliardi di yen all’anno.

Questo non significa automaticamente che ora le banche centrali, Federal Reserve (che stasera potrebbe prendere ancora tempo, per poi alzare i tassi sul dollaro a dicembre) e Bce in testa, smetteranno di acquistare titoli di stato e torneranno ad alzare i tassi, ma l’epoca del denaro “facile” (per chi riesce a farselo prestare), addirittura a tassi negativi per le banche, sta volgendo al termine ed è bene che gli stati lo sappiano e inizino a pensare a come muoversi in uno scenario in cui l’impulso a crescere dovrà provenire più dalla politica fiscale che da quella monetaria. Ciò detto per le banche ( se non anche per le aziende loro clienti) sembra profilarsi una prospettiva migliore dell’attuale, ma non per tutte e non nella stessa misura.

Secondo Bob Diamond, banchiere d’affari americano che ricoprì il ruolo di amministratore delegato di Barclays dal 2011 ai primi di luglio 2013 (quando si dimise sull’onda dello scandalo sulle manipolazioni del tasso Libor che coinvolse anche alcuni trader dell’istituto), vi sono in particolare opportunità molto interessanti tra le banche europee, perché esse sono ritenute dai regolatori ancora “troppo grandi per fallire” e “troppo complesse per essere (ben) gestite” e dunque dovranno arrendersi a ulteriori inasprimenti delle regolamentazioni sia sui requisiti di capitale, con ulteriori richieste di “buffer sopra buffer sopra buffer” di capitali per prevenire possibili nuove crisi, oppure prendersi meno rischi, scorporando alcune attività.

Secondo Diamond, che ora col suo fondo di private equity Atlas Merchant Capital cerca investimenti “opportunistici” in grado di generare elevati ritorni (era tra gli investitori che avevano manifestato inizialmente interesse per rilevare sia Banca popolare vicentina sia Veneto Banca, poi finite sotto il controllo del fondo Atlante), sarebbero particolarmente interessanti le banche di “seconda fila”, quelle di media dimensione, anche italiane, che potrebbero approfittare degli spazi che verranno a crearsi nei prossimi mesi, dopo che a distanza di otto anni dalla crisi economico finanziaria mondiale del 2008 l’Europa vede ancora le banche impegnate a ridurre i prestiti, risolvere il problema dei crediti problematici, accantonare capitali per svalutare e cedere sofferenze, affrontare cause legali come quella che rischia di costare svariati miliardi di euro a Deutsche Bank.

Se le previsioni di Diamond saranno esatte e quanto gli investitori siano disposti a pagare pur di rilevare attività che le banche dovranno cedere, portafogli di Npl o quote di controllo di istituti di minori dimensioni lo si vedrà presto: è di queste ore la notizia che Unicredit ha definito la short list per procedere alla cessione di un portafoglio di 20 miliardi di Npl (ne farebbero parte i fondi Fortress, Pimco e Cerberus), mentre tra pochi giorni potrebbe essere pronta la short list per cedere Pioneer Asset Management (a cui sono interessati, oltre alla cordata Poste Italiane-Anima Holding-Cassa depositi e prestiti, anche Amundi, Generali, Axa ed almeno un gestore americano). A seguire si deciderà il destino di Bank Pekao e FinecoBank.

Molta carne al fuoco, ma è solo l’inizio, perché in pista per cedere altri 27,7 miliardi di Npl c’è anche Mps, mentre pure Banca Carige dovrà alleggerire il proprio bilancio di crediti deteriorati e forse di qualche partecipazione non più così strategica. Tutte operazioni che potrebbero attirare l’interesse di operatori, fondi e banche d’affari, come sperano Jean Pierr Mustier e Marco Morelli, ma come in realtà sperano anche il premier italiano Matteo Renzi e il suo ministro dell’Economia e finanza, Pier Carlo Padoan. Perché se non si sblocca la crisi del settore creditizio, non c’è da sperare che la ripresa italiana possa crescere oltre qualche frazione di punto percentuale, rimandando al 2028 secondo il Centro Studi di Confindustria l’appuntamento col recupero dei livelli di Pil antecedenti alla crisi del 2008.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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