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Pensioni, le proposte per superare quota 100: uscita anticipata a 64 anni o con 41 di contributi

In vista della fine della sperimentazione della quota 100 e per evitare lo scalone che si potrebbe creare dal primo gennaio 2022, i sindacati chiedono un incontro al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e presentano una serie di proposte per la riforma delle pensioni: dall’età flessibile all’uscita per vecchiaia anticipata di oltre un anno.
A cura di Stefano Rizzuti
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Entro la fine dell’anno la riforma delle pensioni deve essere messa in campo. La scadenza è quella del 31 dicembre, quando finirà la sperimentazione triennale della quota 100. Il governo lo sa bene e il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, assicura che presto si aprirà un tavolo con le parti sociali, anche se dopo aver affrontato altre emergenze più urgenti. È il Corriere della sera, intanto, a riportare le proposte avanzate dai sindacati a Orlando, al quale Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro. L’obiettivo comune è quello di evitare lo scalone di cinque anni che si potrebbe creare dal primo gennaio 2022: chi avrà i requisiti il giorno prima, di fatto, potrà andare in pensione con la quota 100 a 62 anni d’età (con 38 di contributi versati), mentre chi li maturerà dal giorno dopo non potrà andare in pensione prima dei 67 anni. Motivo per cui serve una nuova misura.

Pensioni, le proposte per superare quota 100

La prima proposta dei sindacati è quella dell’età flessibile, ovvero estendere le regole applicate a chi ha un sistema interamente contributivo a chi ha un regime misto, ovvero con il retributivo fino al 1995 e poi con il contributivo. Così si consentirebbe il ritiro dal lavoro a 64 anni in caso di pensione maturata almeno 2,8 volte superiore all’assegno sociale: parliamo di circa 1.288 euro al mese. L’idea dei sindacati, inoltre, è di abbassare questa soglia a 62 anni, riducendo inoltre il limite di accesso a 1,5 volte la pensione sociale. Difficile, però, che il governo accolga questa richiesta. Più facile discutere su un assegno calcolato completamente con il contributivo e uscita a 64 anni. Altra richiesta dei sindacati è quella sulle pensioni di anzianità: oggi si accede con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (e un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età, la richiesta è di abbassare il limite a 41 per tutti.

Le pensioni per lavoratori gravosi, donne e giovani

Altro tema è quello dei lavori gravosi: secondo i sindacati non basta l’ape sociale, così come le norme per lavori usuranti e lavoratori precoci. La richiesta è di ampliare la platea. Per le donne, invece, si chiede di valorizzazione le lavoratrici con figli, con un abbuono sulla pensione di 3-4 mesi per ogni figlio: se si decide di non sfruttare l’abbuono si accumulano ulteriori mesi di contributi. Inoltre i sindacati chiedono di prevedere anche un abbuono di un anno per ogni 5 di lavoro di cura. Per quanto riguarda i giovani, vanno tutelati soprattutto quelli precari, che hanno versato solo con il contributivo e non hanno l’integrazione al minimo della pensione: Cgil, Cisl e Uil chiedono di valorizzare i buchi contributivi e i periodi part-time. Infine, si chiede sia di tornare alla piena indicizzazione delle pensioni che di rafforzare la platea e l’importo della quattordicesima, aumentandola da 1.000 a 1.500 euro, prevedendo anche per i pensionati le detrazioni previste per i lavoratori dipendenti, ovvero il taglio del cuneo fiscale da circa 100 euro al mese. Proposte che richiedono molte risorse che, al momento, non sembrano però esserci.

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