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Pensioni, la proposta della quota 102: come cambierebbe l’uscita anticipata dal lavoro

Il superamento della quota 100 a fine anno è ormai scontato, motivo per cui è necessario mettere a punto una riforma delle pensioni e del ritiro anticipato dal lavoro. Alberto Brambilla, presidente Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, avanza le sue proposte, a partire dall’istituzione della quota 102: vediamo come funzionerebbe.
A cura di Stefano Rizzuti
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Alla fine del 2021 la quota 100 finirà in soffitta. L’anticipo pensionistico introdotto dal governo Conte I non esisterà più e dovrà, probabilmente, essere sostituito da una nuova modalità di flessibilità in uscita dal lavoro. Sul Corriere della Sera è Alberto Brambilla, presidente Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, a provare a tracciare le ipotesi di una possibile riforma. Sottolineando, però, che per superare la quota 100 l’Italia è già in ritardo. Le proposte di Brambilla tengono in considerazione, come spiega lui stesso, la situazione post-pandemia sia dal punto di vista economico che occupazionale. Bisogna tenere in conto il modo in cui cambieranno le pensioni e l’aspettativa di vita dopo il Covid.

La prima condizione posta da Brambilla è una bocciatura per la quota 100, misura da non confermare dopo la pandemia: l’occupazione – spiega l’esperto di previdenza – dovrebbe risalire una volta terminata l’immunizzazione della popolazione ed è ritenuta “imprudente” la scelta di un pensionamento così tanto anticipato rispetto all’aspettativa di vita, che causerebbe una lunghezza eccessiva della pensione per tante persone. Brambilla sottolinea come nel 2022 più del 90% dei pensionati riceverà l’assegno calcolato almeno al 65% con il metodo contributivo, quindi ritirandosi dal lavoro a 62 anni il taglio dell’assegno potrebbe essere intorno al 10%, un problema non da poco considerando la lunga aspettativa di vita.

Le proposte di Brambilla: l’anticipo per alcune categorie

Brambilla propone una serie di misure. A partire da quella riguardante i lavoratori con problemi di salute, quelli con familiari a carico da curare, i lavoratori gravosi e i precoci: per tutti loro chiede l’istituzione dei fondi di solidarietà per l’industria, il commercio, l’artigianato e l’agricoltura, così come avviene per banche e assicurazioni, con un anticipo ai 62 anni d’età con almeno 35 di contributi versati. Si tratterebbe, spiega, di un pre-pensionamento a carico del fondo senza costi aggiuntivi per lo Stato. Secondo l’esperto di previdenza questi lavoratori dovrebbero svolgere anche alcuni giorni di lavori socialmente utili per gli enti locali.

Pensioni, l’obiettivo della quota 102

Brambilla chiede anche una riforma per tutti i lavoratori, mantenendo la pensione di vecchiaia a 67 anni (con almeno 20 di contributi) e con la nuova flessibilità dettata dalla quota 102: almeno 64 anni d’età e 38 di contributi, è l’obiettivo di Brambilla. Con non più di due anni figurativi, escludendo dal calcolo maternità, servizio militare e riscatti volontari. La pensione anticipata sarebbe prevista anche per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), prevedendo agevolazioni per le lavoratrici madri, per esempio 8 mesi di ‘sconto’ per ogni figlio, così come per caregiver e lavoratori precoci. L’ultima proposta di Brambilla riguarda invece la possibilità di prevedere per i giovani un “contributivo puro”, quindi solo in base ai contributi versati, con un’integrazione al minimo su valori pari a quelli della maggiorazione sociale (630 euro al mese) e calcolati sulla base del numero di anni lavorati.

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