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Pensioni, in arrivo modifiche per la quota 100: cosa potrebbe cambiare dal 2021

Due diverse commissioni – una al Cnel e una al ministero del Lavoro con le parti sociali – potrebbero ridisegnare il quadro delle pensioni e, soprattutto, di quelle riguardanti le attività gravose e l’anticipo previdenziale con la quota 100. Al momento le ipotesi allo studio sono diverse, tutte con l’obiettivo di superare la fine della sperimentazione prevista dalla quota 100.
A cura di Stefano Rizzuti
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I tavoli andranno avanti in parallelo. Sia al Cnel che al ministero del Lavoro verranno studiate le prospettive per le pensioni in generale, soprattutto sul tema delle occupazioni gravose, sia quelle per la quota 100 nello specifico. Da una parte ci sarà un tavolo tecnico al Cnel, dall’altra uno tra il ministero del Lavoro e le parti sociali. Due commissioni che dovranno anche analizzare la spesa pubblica per le pensioni nel suo complesso. L’obiettivo primario, comunque, resta quello di fornire indicazioni per eventuali correttivi entro il 31 dicembre 2020. Il traguardo da raggiungere, come spiega Il Sole 24 Ore, è quello di superare lo scalone che si creerà tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, quando si chiuderà la sperimentazione della quota 100.

Il tavolo al Cnel sulle pensioni

Il primo tavolo tecnico è quello del Cnel, messo insieme dal presidente Tiziano Treu. Ne fanno parte Alberto Brambilla, Angelo Pandolfo, Cesare Damiano, Marco Leonardi, Michele Raitano, Michele Faioli. Il loro obiettivo è quello di trovare una soluzione per uscire dalla sperimentazione della quota 100 ed evitare lo scalone di cinque anni per il pensionamento che si verrebbe a creare tra chi aderisce alle pensione anticipata e chi invece non potrà farlo magari per pochi mesi (o giorni). Inoltre la commissione dovrà studiare una forma di integrazione supplementare per andare incontro ai lavoratori discontinui e con bassi salari che rischiano di percepire assegni previdenziali troppi bassi.

Le tre ipotesi sulla quota 100

Per quanto riguarda la quota 100, sono tre le opzioni in campo al momento, secondo quanto riporta ancora Il Sole 24 Ore. La prima ipotesi è quella di mantenere la quota 100 cambiando leggermente i requisiti: l’idea potrebbe essere quella di innalzare l’età da 62 a 64 anni e abbassare gli anni di contributi versati da 38 a 36. La somma, comunque, rimarrebbe sempre 100. In tal caso si potrebbe pensare a un’altra modifica: erogare l’assegno previdenziale considerando solamente il sistema contributivo, come avviene già per l’Opzione donna. Una possibilità resa più semplice dal fatto che nei prossimi anni saranno sempre meno i lavoratori che andranno in pensione con il calcolo retributivo, quindi l’impatto sui pensionati andrebbe a ridursi.

La seconda ipotesi l’ha accennata il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, al Messaggero, parlando di uscite anticipate sulla base del livello di gravosità delle categorie lavorative e di incrementi dell’aspettativa di vita – e siamo alla terza ipotesi – bloccati per anno di nascita del lavoratore. L’ultima manovra, inoltre, reintroduce la commissione tecnica per lo studio delle attività gravose, insieme a quella sulla separazione della previdenza dall’assistenza. Si potrebbe quindi così andare incontro allo schema pensato da Tridico e visto di buon occhio anche dal ministro del Lavoro, Nunzio Catalfo, cui spetterà il compito di coordinare il tavolo ministeriale con le parti sociali.

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