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Pensioni, coi soldi della quota 100 la nuova uscita anticipata dal lavoro: il piano del governo

Il governo ha più volte confermato di voler superare la quota 100 e in questi giorni proseguono gli incontri con i sindacati per dare vita a una nuova forma di anticipo pensionistico. L’idea dell’esecutivo sembra essere quella di utilizzare le risorse della quota 100 per il piano di flessibilità in uscita dal lavoro.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il governo studia la riforma delle pensioni e il superamento della quota 100. L’obiettivo è evitare lo scalone che si potrebbe creare tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 con la fine della sperimentazione dell’anticipo pensionistico introdotto dal governo targato M5s-Lega. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, spiega che un “primo punto politico” si avrà solamente a “fine marzo, per poi arrivare a settembre con una proposta concreta”. La tabella di marcia sul piano previdenziale richiede quindi tempo, con il confronto tra governo e sindacati che va avanti. Il problema non è solo il metodo, ma riguarda anche le risorse. Per ora nessuno vuole dare i numeri, né dal ministero dell’Economia né da quello del Lavoro. E fino al Def, previsto intorno al 10 aprile, non dovrebbero esserci cifre.

I soldi della quota 100

L’obiettivo del governo è superare la quota 100 per arrivare a una misura meno costosa di quelle previste dal precedente esecutivo. Parliamo di fondi per 4 miliardi nel 2019, poi 8,4 nel 2020 e circa 8,7 nel 2021. L’idea di riutilizzare solo le risorse della quota 100, però, non piace a tutta la maggioranza, come racconta Il Sole 24 Ore, né ai sindacati. Al momento l’esecutivo ipotizza, invece, di stanziare tra i cinque e i sei miliardi. Ma di numeri ufficiali ancora non se ne parla. Lo strumento da mettere in campo, comunque, sarebbe strutturale e non sperimentale come avvenuto con la quota 100. Rispetto alla legge Fornero, quindi, è inevitabile un aumento della spesa, ma si potrebbe comunque risparmiare qualcosa rispetto alla quota 100, la cui proroga è esclusa.

I risparmi della quota 100

La prima questione da risolvere, da un punto di vista cronologico, è quella dei risparmi derivanti da una minore spesa – rispetto al previsto – per la quota 100. Si ipotizza, infatti, che avvenga quanto già successo lo scorso anno, con le adesioni inferiori alle stime governative. I sindacati, riportando le stime del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, parlano di 1,5 miliardi risparmiati nel 2019, che diventerebbero 2,2 nel 2020 e una cifra simile a quest’ultima anche nel 2021. Per un totale di circa sei miliardi. Risorse che secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd), devono essere utilizzate per interventi sulle pensioni. Posizione simile a quella del ministro Catalfo. Mentre Italia Viva vorrebbe utilizzarli per ridurre la pressione fiscale: ipotesi contro cui si schiera il Movimento 5 Stelle.

Secondo Baretta, inoltre, “la partenza della riforma deve essere simultanea alla chiusura della sperimentazione” di quota 100. Anche per poter utilizzare le stesse risorse. Le nuove regole, nell’idea del sottosegretario all’Economia, non dovranno né sovrapporsi né lasciare vuoti rispetto alla quota 100, scattando dunque solamente quando si chiuderà la sperimentazione dell’anticipo pensionistico. Il problema delle risorse resta comunque centrale anche sulla base delle richieste dei sindacati, che tirano dritto chiedendo di introdurre una flessibilità in uscita intorno ai 62 anni. Ma per farlo servirebbero più fondi di quelli stanziati dalla quota 100. L’intesa tra le parti, quindi, sembra ancora lontana.

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