video suggerito
video suggerito
Opinioni

Pd e Cinque Stelle, le vacanze sono finite: pensate all’Italia in crisi, non a Salvini

La crescita del Pil rallenta, la produzione industriale pure. Non basta che lo spread scenda, né che l’Europa ci sorrida e ci prometta un po’ di flessibilità: all’Italia serve un governo che faccia ripartire l’economia, costi quel che costi, abbassando le tasse e investendo nell’innovazione. Altrimenti, al prossimo giro, altro che Salvini.
2.048 CONDIVISIONI
Immagine

Mentre al Senato si contavano i voti per il nuovo governo di Giuseppe Conte, l’agenzia di rating Moody’s stava tagliando le stime di crescita del Pil italiano allo 0,2%, dallo 0,4%. Negli stessi istanti, l’Istat rilevava un calo dello 0,7% nella produzione industriale, rispetto allo scorso anno. E a luglio, anno su anno, una frenata del 14% nel settore dell’automotive, l’industria delle industrie per antonomasia, da sempre termometro dello stato di salute dell’economia italiana.

Sarà cambiato il governo, ma dell’anno bellissimo preconizzato dal presidente Giuseppe Conte quando ancora era alla guida dell’esecutivo giallo-verde non c’è alcuna traccia. La guerra commerciale tra Usa e Cina mette nei guai le esportazioni della Germania e la crisi tedesca trascina verso il fondo l’Italia. A questo si aggiunge una popolazione sempre più anziana e sempre meno disposta a mettere mani al portafogli per rifarsi il guardaroba o cambiare la lavatrice e un sistema imprenditoriale che è ancora fermo alle eccellenze manifatturiere di venti, trent’anni fa, mentre altrove dominano aziende nate da poco più di un decennio come Facebook e Google, come Alibaba e Huawei.

Ben venga lo spread che scende, quindi, e i mercati che si rassicurano, e l’Europa che ci consente di fare un po’ di deficit per non far aumentare l’Iva. Ben venga tutto, basta che sappiamo che non risolve nulla. Che siamo e restiamo il fanalino di coda dell’Europa per crescita economica, per crescita della produttività, per crescita dei salari, per occupazione giovanile e femminile, se non cambieremo radicalmente i connotati della nostra economia.

La ricetta la conosciamo: bisogna attrarre capitali e talenti attraverso una burocrazia più leggera e tasse più basse. Bisogna permettere di usare quei capitali per innovare, per fare ricerca, per trasformare le produzioni esistenti e per far nascere nuove idee di impresa. Bisogna immettere nei processi produttivi quanta più automazione possibile. Bisogna investire come mai si è fatto prima nella formazione del capitale umano, il nostro petrolio, l’unica risorsa che abbiamo, da sempre, per competere con il resto del mondo. E bisogna farlo con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale, perché è lì che sempre di più andranno i capitali. Ed è lì che un Paese senza risorse energetiche e senza materie prime come l’Italia può offrire qualcosa al mondo.

Non vorremmo fare i benaltristi, cari piddini e grillini, mentre parlate di tenere Quota 100 per non fare un regalo a Salvini, di cambiare la legge elettorale per battere Salvini, di socchiudere i porti per non prestare il fianco a Salvini, di non fare niente di impopolare perché altrimenti Salvini riempie le piazze. Va bene tutto, basta che sappiate che la priorità del Paese che governate non è Salvini, né la vostra sopravvivenza, ma un Paese fermo, alle soglie di un rallentamento globale dell’economia. È a noi che dovete rivolgere lo sguardo, non a lui. Il vostro problema siamo noi, non Salvini.

Testa bassa e pedalare, quindi. Senza pensare ai sondaggi, senza far finta che ci siamo liberati improvvisamente da tutti i mali solo perché il Capitano si è fermato al Papeete, senza credere troppo ai sorrisi di circostanza di un’Europa inguaiata quanto lo siamo noi, e terrorizzata dall’idea che una nostra crisi nella crisi la trascini a fondo. Questa non è un’esercitazione, non stiamo giocando. È l’ultima chiamata prima che sia troppo tardi. Non buttatela via. Altrimenti Salvini vi sembrerà un bel ricordo, tra qualche anno.

2.048 CONDIVISIONI
Immagine
Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views