Partono i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi, cosa succede adesso
Partiranno da domani, venerdì 5 luglio, i dazi provvisori decisi dalla Commissione europea ai danni delle auto elettriche importate dalla Cina. Dopo alcune settimane di trattative, seguite all'annuncio arrivato a metà giugno, tutto è pronto per la misura: l'Ue intende contrastare i sussidi di Stato cinesi che, secondo un'analisi condotta dalla Commissione, aiuterebbero in modo sleale i produttori di auto e quindi danneggerebbero i loro concorrenti europei. Come detto, i dazi che partono domani saranno provvisori: dureranno al massimo quattro mesi, e nel frattempo gli Stati europei dovranno decidere se renderli definitivi (per una durata di cinque anni) o ritirarli.
Quanto valgono i dazi europei sulle auto cinesi
I dazi individuali per il momento riguarderanno tre aziende produttrici: Byd avrà un aumento delle tariffe del 17,4%, Geely del 19,9% e Siac del 37,6%. Per gli altri produttori ci sarà un dazio medio pari al 20,8% se hanno cooperato con l'indagine svolta dalla Commissione sul tema dei sussidi, o del 37,6% che non hanno cooperato. Si tratta di aliquote leggermente più basse di quelle che erano state annunciate inizialmente. Sommandosi al 10% che già veniva versato, comunque, si arriva a dazi del 47,6%.
Infine Tesla, l'azienda di Elon Musk che produce in Cina, avendo fatto richiesta potrà avere un dazio individuale da stabilire solo nella eventuale fase definitiva delle nuove tariffe. Per di più i produttori in Cina potranno chiedere di ricevere un nuovo esame da parte della Commissione europea, per valutare la loro situazione individuale e ricevere tariffe diverse da quelle medie.
Cosa succede adesso e quando possono diventare definitivi
Per il momento entreranno in vigore i dazi provvisori, che dureranno al massimo per quattro mesi. Potranno essere riscossi solo quando ci sarà la definizione su quelli definitivi. Nelle prossime settimane perciò continueranno le trattative sia all'interno dell'Ue, sia con la Cina, per capire se ci sia una soluzione alternativa alle tariffe aggiuntive.
L'effetto più immediato (e desiderato) dovrebbe essere un aumento dei prezzi delle auto elettriche cinesi, che dovrebbe spingere i clienti a rivolgersi di più ai produttori europei. Il timore di chi si oppone, oltre al rischio di una guerra commerciale con Pechino, è che i cittadini europei semplicemente smettano di comprare auto elettriche con il salire dei prezzi.
Ora gli Stati membri dell'Unione europea dovranno votare due volte: prima per confermare le tariffe provvisorie, e poi sulla proposta di adozione di quelle definitive, che durerebbero per cinque anni. Nel primo caso serve una maggioranza semplice, nel secondo quella qualificata.
Finora, i Paesi Ue sono stati divisi sul tema per il timore che parta uno scontro commerciale con la Cina: la Germania è piuttosto contraria, anche perché è il primo Stati europeo per esportazioni verso Pechino; al contrario si sono già dette favorevoli la Spagna, la Francia e l'Italia. Per bloccare i dazi definitivi servirebbe una maggioranza qualificata, pari ad almeno 15 Paesi su 27, che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. Se non venisse raggiunta questa soglia, anche in caso di una maggioranza contraria (ad esempio 14 Paesi su 27), la proposta della Commissione sui dazi definitivi entrerà comunque in vigore.