Pagamento Reddito di Cittadinanza a gennaio 2023: data ricarica Inps e nuove regole
Lo scorso 15 gennaio sono partiti i primi accrediti del Reddito di Cittadinanza a coloro che ne beneficiano per la prima volta. Arriverà, invece, dal prossimo 27 gennaio la mensilità di coloro che hanno già ricevuto una prima mensilità o la devono ricevere a seguito del rinnovo dopo i primi 18 mesi.
Nel 2023, dopo l'approvazione della Legge di Bilancio del governo Meloni, sono entrate in vigore nuove importanti modifiche per quanto riguarda la misura di sostegno al reddito. I cosiddetti "occupabili", ovvero abili al lavoro, dai 18 ai 59 anni e che non hanno a carico minori, over 60 o persone con disabilità, lo continueranno a ricevere solo per i primi sette mesi dell'anno. Dopodiché l'erogazione verrà sospesa. In ogni caso, anche fino a luglio questi soggetti rischieranno di perderlo se non rispetteranno precise condizioni.
Per ricevere regolarmente le nuove mensilità, tutti i percettori dovranno presentare il nuovo Isee entro il 31 gennaio. Si dovrà, infatti, dimostrare di avere una Situazione Economica Equivalente non superiore a 9.360 euro annui. Pur rispettando tutti i requisiti per il beneficio, se si presenterà in ritardo il documento l'erogazione verrà sospesa.
Pagamento Reddito di Cittadinanza a gennaio 2023, date in calendario
Il Reddito di Cittadinanza di gennaio 2023 viene erogato in due soluzioni:
- dal 15 gennaio a coloro che ne beneficiano per la prima volta;
- dal 27 gennaio a coloro che hanno ricevuto già una mensilità o hanno avuto risposta positiva alla richiesta di rinnovo dopo 18 mesi.
Reddito di Cittadinanza 2023, gli importi di gennaio
A gennaio 2023 gli importi rimangono invariati rispetto all'anno scorso. Come da decreto legge attuativo del 2019, la cifra spettante si basa su tre indicatori: il reddito familiare, la composizione del nucleo e le scale di equivalenza stabilito.
La scala di equivalenza equivale a 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è aumentata di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne e di 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1, elevato a 2,2 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza".
Come spiegato dal ministero, la cifra mensile non può essere maggiore di 780 euro (9.360 euro annui), "moltiplicati per la scala di equivalenza e ridotti per il valore del reddito familiare". Bisogna tenere conto, inoltre, che la percezione di altri trattamenti assistenziali o redditi rilevati nell'Isee porta all'abbassamento dell'importo.
Come richiedere l'Isee per rinnovare il Reddito di Cittadinanza a gennaio
L'erogazione del Reddito di Cittadinanza verrà sospesa se non si presenterà il nuovo Isee entro il 31 gennaio. Si tratta di una regola che vale per titti i beneficiari.
Per ottenere il documento, bisogna compilare e presentare all'Inps la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), un documento che indica i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali aggiornati di un nucleo familiare. Lo si può fare direttamente sul sito dell'Inps oppure presso un Caf o un patronato. In seguito, l'Istituto calcola l'Isee secondo le informazioni presentate e rilascia l'attestato entro qualche giorno. Il cittadino è responsabile, anche penalmente, di quanto dichiarato.
Tutte le modifiche al Rdc dal 2023, nuove regole e requisiti
Nel 2023 continueranno a ricevere il Reddito di Cittadinanza con le solite modalità i percettori certificati inabili al lavoro o che hanno a carico persone con disabilità, over 60 o minori.
La nuova Legge di Bilancio, la prima del governo Meloni, ha cambiato invece radicalmente le condizioni per i percettori "occupabili", ovvero abili al lavoro, dai 18 ai 59 anni. A questi soggetti verrà erogata la misura solo per i primi sette mesi dell'anno ma nel rispetto di precise condizioni. Dovranno frequentare per sei mesi un un corso di formazione e/o di riqualificazione professionale e dovranno svolgere "progetti utili alla comunità".
Inoltre, nel 2023 il beneficio decadrà automaticamente già dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro "congrua" e non più dopo averne declinate tre. Si potrà rifiutare un'offerta quando il posto di lavoro dista più di 80 chilometri dalla residenza del percettore e non è raggiungibile entro cento minuti con i mezzi pubblici.
Per il 2024, invece, non ci sono ancora certezze per nessuna categoria. Il governo ha annunciato una riforma complessiva della misura sia per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, sia nel contrasto alla povertà.