Ovs vuole tornare a crescere, in Italia e all’estero. Dopo l’esperienza negativa di inizio secolo, con acquisizioni in Germania (Kaufhalle) e Svizzera (Globus) che portarono più problemi che soddisfazioni e dopo le divisioni interne alla famiglia del fondatore, i cui nipoti, Piergiorgio e il fratello Vittorio, finirono per cedere la maggioranza della capogruppo Coin ai fondi di private equity francesi di Pai Partners già nel 2005, per poi uscire definitivamente dal capitale nel 2011, in occasione del passaggio della proprietà da Pai a Bc Partners (e del delisting del titolo Coin da Piazza Affari), Ovs, che come la capogruppo è guidata da Stefano Beraldo, vuole tornare a crescere.
Segno che la “cura Beraldo” ha funzionato: il manager, con un curriculum invidiabile in cui spiccano una prima carriera nel gruppo Benetton, in cui ricoprì varie posizioni sino a diventare direttore amministrazione finanza e controllo di Edizione Holding, per poi diventare il direttore generale di GS Euromercato ai tempi dell’acquisizione di Sme da parte del gruppo veneto, lasciando la carica solo alla fine degli anni Novanta col completamento della cessione, da lui stesso curata, a Carrefour per assumere infine la carica di direttore generale e amministratore delegato di De Longhi, è dal luglio 2005 saldamente al timone di tutto il gruppo Coin, che tuttora controlla Ovs, scorporata e riapprodata in borsa a inizio marzo 2015, col 42% (dopo aver collocato un ulteriore 10% di capitale lo scorso aprile).
Rimessi in sesto i conti della capogruppo, Beraldo ha iniziato a lavorare su Ovs: lo scorso anno le vendite del gruppo (che controlla anche Upim ed una settantina di negozi tra Serbia, Croazia e Montenegro, che fatturano un’ottantina di milioni, oltre a 15 negozi Kids in Spagna) hanno superato gli 1,3 miliardi di euro, generando poco meno di 180 milioni di utile operativo e oltre 81 milioni di utile netto, quest’anno nei primi sei mesi le vendite nette sono state pari a 640,1 milioni (+4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) e l’utile netto a 30,8 milioni (6,5 milioni meglio di 12 mesi prima). Il tutto con una posizione finanziaria netta negativa migliorata da 624,4 milioni a 235 milioni, dunque con meno debiti su cui pagare interessi e più risorse da investire nella crescita.
Ma non è finita qui, anzi: qualche giorno fa il gruppo ha lanciato, in cordata con due investitori, Aspen Trust Services e Retails Investment, un’Opa da 56 milioni di franchi svizzeri (circa 51 milioni di euro) su Charles Voegele Holding. Charles Voegele, il cui Cda ha già raccomandato agli azionisti di accettare l’offerta italiana, è una catena distributiva al dettaglio che opera nel settore moda con quasi 800 punti vendita distribuiti tra Svizzera, Germania, Austria, Olanda, Belgio ed Est Europa, con un fatturato annuo di circa 800 milioni di franchi svizzeri (728 milioni di euro). La quota di Ovs nella cordata è pari al 35% ed è costata 14,1 milioni di franchi svizzeri (12,85 milioni di euro) ed in caso di successo dell’offerta il gruppo italiano avrà la possibilità di veder sbarcare il marchio Ovs in Svizzera, Austria, Slovenia ed Ungheria.
Dopo tante cessioni, un gruppo italiano torna dunque a fare shopping all’estero e, guarda caso, non si tratta di un gruppo a proprietà familiare bensì di un’azienda in cui un socio finanziario ha dato spazio al management per gestire il “turnaround”. Spazio che potrebbe ulteriormente crescere, visto che Bc Partners certamente uscirà in futuro e che si dovrà dunque trovare un nuovo socio di riferimento a medio termine. Nel frattempo Beraldo continua a guardarsi intorno anche in Italia e proprio oggi ha confermato che le trattative con Combipel continuano, nonostante un rallentamento subiti negli ultimi mesi per via di una divergenza sul prezzo.
Quella con Combipel, catena distributiva di pelliccerie, abbigliamento in pelle e accessori con 150 punti vendita fondata a Cocconato d’Asti da Franco Massa nel 1958, entrato in crisi e poi rilevata nel 2007 dal fondo americano Oaktree Capital Management, potrebbe essere un’altra opportunità interessante, visto che Beraldo ha già parlato di “sinergie consistenti” in caso il matrimonio vada in porto. Nel 2014 il fatturato di Combipel era infatti già risalito a 223 milioni di euro , con un margine operativo lordo di oltre 20 milioni e nel 2015 i numeri dovrebbero essere ulteriormente migliorati. Così da qui al prossimo anno non è improbabile che il giro d’affari di Ovs possa superare gli 1,6-1,7 miliardi di euro e l’utile netto avvicinarsi o superare la soglia dei 100 milioni.