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Over 50, il rischio è un esodati bis (emergenza lavoro e fine cassa in deroga)

Dal 1 luglio finiscono i soldi per la cassa in deroga, che il governo Renzi potrebbe cancellare definitivamente. Nel frattempo il Censis lancia l’allarme disoccupazione per gli over 50. E senza cassa in deroga, il loro destino è a rischio.
A cura di Michele Azzu
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LaPresse
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“Negli ultimi sei anni i disoccupati over 50 sono aumentati del 146%”. Lo scrive il nuovo rapporto del Censis. In questa fascia di età, che comprende circa 25 milioni di persone (poco meno della metà della poppolazione italiana) gli occupati sono poco più di un quarto, quasi 6.7 milioni (di cui 4 milioni gli uomini, 2.6 milioni le donne).

I numeri del Censis, in realtà, sono una sorpresa solo per chi è stato davvero poco attento negli ultimi anni. E l’emergenza degli over 50, figli delle fabbriche chiuse dal 2010 ad oggi, non è di certo secondaria rispetto al dramma della disoccupazione giovanile.

Non basta. Già a marzo, poche ore dopo la presentazione dei provvedimenti del Jobs Act di Matteo Renzi, il ministro Poletti affermava che manca un miliardo alla copertura della cassa integrazione in deroga. Che dal 1 Luglio potrebbe finire, e che già dallo scorso dicembre sconta forti ritardi nei pagamenti degli ultimi mesi in diverse parti d'Italia, come alla sarda Alcoa.  Da questo sussidio oggi vive buona parte degli over 50 senza lavoro, né prospettive.

Da una parte quindi l’emergenza, dall’altra l’assenza di fondi per gli ammortizzatori a questa diretti. E la precisa, più volte dichiarata, intenzione dell’esecutivo di cancellare del tutto proprio lo strumento della deroga, ormai troppo oneroso. Per creare un nuovo sussidio “universale” che includa anche i precari, la nuova Aspi (Naspi). Questo sussidio dovrebbe includere l’Aspi creata dalla Fornero, che doveva entrare a pieno regime nel 2017, più la cassa integrazione in deroga che verrebbe cancellata.

La cassa integrazione in deroga è il figlio più sincero delle politiche di Berlusconi sul lavoro: creata nel 2004 e ampliata nel 2009 costituisce un ammortizzatore – spesso abusato – per sostenere quelle aziende che non rientrano nella cassa ordinaria e straordinaria. I fondi arrivavano dalle regioni, ma da ormai oltre un anno i soldi per gli stanziamenti non ci sono più, e di sei mesi in sei mesi scatta l’emergenza fondi. La prossima è tra pochi giorni: dal 1 Luglio come ha già annunciato il ministro Poletti: «Risorse finite».

«Usciti dagli ammortizzatori lunghi della 223 (legge sul licenziamento collettivo) noi cosa facciamo?», si chiede Rosa Giancola, consigliera alla Regione Lazio ed esperta di lavoro. Fu lei a portare avanti, da sindacalista Cisl, l’occupazione di oltre 500 giorni della fabbrica Tacconi Sud, a Latina.

Il grande “non detto” della cancellazione della cassa in deroga è che la sua dotazione finanziaria, che deve confluire nel Naspi assieme ai soldi dell’Aspi, verrà tagliata con l’accetta. Come già deciso da Enrico Giovannini: da 1,6 miliardi a 700 milioni. Come farà quindi il Naspi a coprire sia gli attuali beneficiari che che i nuovi precari inclusi nella platea?

Nel 2012 sono 130mila le persone che hanno richiesto la cassa in deroga e l’Inps riporta che solo nel febbraio 2014 le richieste per questo sussidio sono aumentate del 55%. I numeri esatti non li sa l’Inps né il Ministero del lavoro, ma la stima è che complessivamente le persone che beneficiano di cassa in deroga in Italia siano 350mila

«Non si parla di chi ha perso il lavoro, i 40-50enni», insiste Rosa Giancola, che gli ammortizzatori li ha vissuti in prima persona. «Non ci sono politiche industriali, né per il reimpiego della nostra fascia di età, e allora mi spieghi cosa comporta tagliare gli ammortizzatori sociali?», conclude.

L’ultima volta che si è proceduto ad una riforma senza consultare le parti sociali, e sottovalutando i numeri, si è creato il dramma esodati: oltre 300mila persone (secondo la Ragioneria di Stato, per i sindacati circa 500mila) senza pensione di cui oggi, dopo cinque interventi legislativi, solo 27mila hanno ricevuto la pensione. Il rischio, con l’emergenza over 50 e l’abolizione della cassa integrazione in deroga, potrebbe essere un “esodati bis”. E per tappare questo buco non basteranno annunci. Questa volta servono soldi veri.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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