“Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
Leggetela e rileggetela, questa frase. Perché se questo fosse un processo a una generazione, quella dei cinquanta-sessanta-settantenni al potere da trent’anni almeno, il discorso di oggi di Mario Draghi al Meeting di Rimini avrebbe il sapore di una sentenza. Draghi, traduciamo per i più duri d’orecchio, ci sta dicendo che per cercare di porre freno ai disastri della pandemia di Covid-19 si è deciso di creare un debito “senza precedenti”, che quel debito sarà ripagato da chi oggi è giovane sottoforma di tagli alla spesa e aumento della pressione fiscale e che a questo debito si somma quello accumulato in precedenza da governi che hanno “distratto capacità umane e altre risorse” (legge soldi, soldi, soldi) per dare mancette elettorali agli adulti di ieri e di oggi.
Di fatto, quella tratteggiata da Draghi è la descrizione di un furto. Vi abbiamo rubato il futuro per trent’anni – “una delle forme più gravi di disuguaglianza” – e adesso per combattere il Coronavirus abbiamo deciso di tassare il vostro avvenire anziché andare a toccare, qui e ora, i patrimoni più ricchi. Abbiamo chiuso le scuole per sei mesi, e stiamo usando quei soldi presi a debito per pagare la cassa integrazione a chi ha già un lavoro, per bloccare i licenziamenti, per fare strade e ponti, per tutto tranne che per le scuole. Vi abbiamo scippato risorse per la sanità e per le pensioni di domani per dare 600 euro di bonus a voi giovani pezzenti precari, lasciando che i grandi professionisti che vi sfruttano ve li scippino da sotto il naso, tanto voi non avete sindacati che vi proteggono.
Ah, quasi ce ne dimenticavamo. Nel mondo della post-pandemia, a dispetto delle chiacchiere, non pare esserci posto per un’agenda contro il riscaldamento globale. Quindi, cari giovani, vi toccherà pure occuparvi della calotta glaciale della Groenlandia che si scioglie, dei ghiacciai alpini che si staccano, delle petroliere che si spezzano in due alle Mauritius, delle microplastiche che scorrazzano nel vostro corpo. Quel mondo orribile da cui si è originata la pandemia ve lo dovrete mettere a posto da soli, cari voi, quando leveremo il disturbo.
Questo sembra dire Draghi, che il disturbo a quanto pare non lo vuole levare. Né lui, né le folle festanti di cinquanta-sessanta-settantenni, membri autorevoli della nostra classe dirigente, che ne hanno applaudito le parole, come se fossero tornati oggi da trent’anni di vacanza su Marte, come se non si sentissero minimamente chiamati in causa. Vi diamo una notizia: quell’egoismo collettivo è il vostro. Quei governi che hanno distratto capacità umane e altre risorse sono i vostri. Chi ha privato i giovani del futuro siete voi. Chi ha deciso di far pagare il prezzo della pandemia ai giovani, pure.
Mario Draghi oggi ci ha detto che la sua generazione ha fallito, che lui ha fallito, che chi lo circonda ha fallito, che le loro ricette hanno fallito. E se è il migliore di loro a dirlo, forse sarebbe il caso di dargli retta. E agire di conseguenza.