Sono 31 le aziende italiane e 13 quelle inglesi che da oggi sono ammesse ad Elite, il programma dedicato alle imprese ad alto potenziale di crescita del London Stock Exchange Group di cui Borsa Italiana fa parte. Con i nuovi ingressi italiani e inglesi, la community Elite raggiunge un totale di 442 aziende, con ricavi aggregati che superano i 37 miliardi di euro per oltre 160.000 posti di lavoro in tutta Europa.
Le nuove società italiane ammesse alla piattaforma che consente un accesso privilegiato al network di Borsa Italiana (fatto di advisor, professionisti, investitori e istituzioni) e al funding (con una corsia preferenziale per la quotazione e l’accesso al debt capital market e ad una piattaforma dedicata al private equity) provengono da 12 regioni italiane e rappresentano settori che vanno dall’alimentare e bevande, ai servizi di utilità, dal software al “lifestyle”.
Scorrendo l’elenco delle 31 nuove ammissioni italiane, si notano 8 aziende lombarde, 3 piemontesi, 3 venete, 3 toscane, 3 marchigiane, 2 liguri, 2 laziali, 2 dell’Emilia Romagna, 2 della Basilicata, una della Puglia, una del Friuli Venezia Giulia e una abruzzese. Del tutto assenti in questo caso aziende dalla Campania, dal Trentino Alto Adige, da Sicilia e Sardegna, dalla Calabria. Se queste nuove immissioni nel programma sono potenziali “eccellenze” del Made in Italy, altre 20 hanno ricevuto il certificato Elite avendo già completato con successo il programma precedente.
Tra queste vi sono aziende come la fiorentina Wiva Group, che produce sorgenti luminose, corpi illuminanti a Led, materiale elettrico e dispositivi elettronici per l’alimentazione e la gestione della luce, che dopo aver chiuso il 2014 con un giro d’affari di 13,4 milioni di euro e un Ebitda di 900 mila euro ha registrato nel primo semestre dello scorso anno 7,16 milioni di ricavi e 780 mila euro di Ebitda, per poi collocare a inizio anno un minibond da 3,7 milioni con scadenza 6 anni e cedola del 6,5% annuo lordo.
Tra le aziende appena “certificate” anche Kasanova, l’ex F.lli Fontana, primo player italiano nella vendita di casalinghi e articoli per la casa, che grazie ad oltre 350 negozi tra diretti ed affiliati a marchio Kasanova, Kasanova+, Co.Import, L’Outlet del Kasalingo, Italian Factory, Kikke e La Casa sull’albero distribuiti su tutto il territorio italiano vanta un fatturato superiore ai 250 milioni di euro e dà lavoro a 1.900 addetti, di cui l’84% donne, con un’età media di 34 anni.
O ancora Elco Group, sede a Carsoli, in provincia dell’Aquila, che coi suoi circuiti stampati ad alta tecnologia fattura 24 milioni di euro l’anno con 350 dipendenti in Europa e Cina e che tra i suoi azionisti vede il Fondo italiano d’investimento, in cui Cassa Depositi e Prestiti, Mps, Intesa-Sanpaolo e UniCredit hanno assunto impegno a versare un miliardo di euro, cui successivamente si sono aggiunti altri 200 milioni di euro versati da parte di Icbpi, Credito Valtellinese, Bpm, Bper, Ubi Banca e Banca del Cividale.
Non manca tra le aziende col “bollino” Elite un’azienda di moda, Golden Goose, marchio di abbigliamento e calzature che quest’anno ha festeggiato i suoi primi 15 anni di vita e che punta a tagliare entro fine anno il traguardo dei 100 milioni di euro di giro d’affari annuo (dopo aver registrato un fatturato di 76 milioni lo scorso anno), con una presenza commerciale in 40 paesi al mondo grazie anche a 22 negozi monomarca retail (dei quali 12 diretti). Una crescita costante che secondo i piani della società dovrebbe portare il fatturato a salire a 150 milioni di euro entro il 2018, facendo leva anche sulla Cina, mercato dove il gruppo intende entrare l’anno venturo con due prime aperture ma per il quale sta cercando il giusto partner distributivo locale.
Questi e tanti altri sono esempi di quelle Pmi di successo di cui, per fortuna, è ancora ricca l’Italia e che Elite vuole accelerare e preparare ad un successivo sbarco sul mercato di borsa negli anni a venire. Un passaggio importante per garantire l’accesso a quelle risorse che il sistema bancario italiano non sembra più in grado di garantire e che, in fondo, non ha mai saputo garantire sulla base di rigorosi criteri di merito, come comprova un grado di esposizione a crediti deteriorati e sofferenze che resta vicino ai massimi storici e di gran lunga superiore ai valori degli altri partner europei. Auguri dunque ad Elite e alle sue eccellenze, l’Italia ne ha davvero bisogno.