Nonostante la guerra in Ucraina, il Pil italiano è sceso meno di quanto ci si aspettava
Il Pil italiano, nel primo trimestre dell'anno, è sceso meno di quanto previsto dal governo. Da gennaio a marzo, infatti, l'esecutivo Draghi aveva previsto un calo dello 0,5% rispetto all'ultimo trimestre del 2021. Il dato era stato scritto nero su bianco nel Documento di economia e finanza, approvato dal Parlamento lo scorso 20 aprile. Oggi, invece, l'Istat calcola in via preliminare un calo dello 0,2%, con uno 0,3% di differenza non significativo, ma che dà un segnale: l'economia italiana è in stagnazione, ma per ora non cade verso la recessione.
Il calo congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca, di una riduzione in quello dei servizi e di una stazionarietà nell'industria. Dal lato della domanda c'è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera.
Secondo l'Istituto di statistica, in termini tendenziali (cioè rispetto allo stesso periodo di un anno fa), la crescita è comunque del 5,8% e i tecnici lo considerano un aumento "molto sostenuto". Lo scorso trimestre si era chiuso con un progresso dello 0,7%, in calo rispetto ai mesi precedenti a causa della nuova recrudescenza del Covid. Questo dato, comunque, è stato ora rivisto al rialzo. Nei trimestri precedenti c'erano stati aumenti del 2,7% e del 2,5%.
L'ultimo calo era stato quello degli ultimi tre mesi del 2020, chiusi a in discesa del 1,6%. Si riduce, poi, la crescita acquisita del Pil per il 2022, che passa dal 2,3% al 2,2%. Si tratta della variazione annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione nulla nella ricchezza complessiva del Paese nei restanti trimestri dell'anno. Nel Def il governo prevede una crescita per il 2022 del 2,9%, mentre per il Fondo monetario internazionale sarà del 2,3%. Un eventuale blocco totale del gas dalla Russia, però, potrebbe portare a numeri inferiori.