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Nel 2020 record di contratti collettivi scaduti: rinnovo atteso da 14 milioni di lavoratori

Tra il 2019 e il 2020 sono tantissimi i contratti collettivi nazionali scaduti. Così ben 14 milioni di lavoratori sono in attesa dei rinnovi, che al momento – anche a causa degli inevitabili rallentamenti delle trattative dettati dall’emergenza Coronavirus – non arrivano in attesa degli accordi con le sigle sindacali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il 2020 è l’anno dei lavoratori italiani con il contratto collettivo nazionale scaduto. Un vero e proprio record, che riguarda ben 14 milioni di persone. I dati vengono riportati dal Sole 24 Ore, che fa il punto della situazione partendo dalle parole di Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl: “La fase cruciale che attraversa il Paese assegna un ruolo determinante alla partita contrattuale, sia nei settori pubblici che privati. Sono tanti i comparti ancora impegnati nei negoziati, a partire da metalmeccanici, alimentaristi, sanità privata, per citarne solo alcuni: oltre 14 milioni le persone coinvolte”. Lo stesso Sbarra guarda quindi avanti, alle trattative da chiudere per i rinnovi dei contratti: “Bisogna arrivare alla buona chiusura di tutti i tavoli, garantire rinnovi che facciano progredire tutele e competitività, partecipazione e buona flessibilità incrementando il protagonismo sociale nelle dinamiche di crescita e coesione”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono il rinnovo dei contratti

Non solo la Cisl, ma anche le altre sigle sindacali prendono una posizione netta sul rinnovo dei contratti. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ritiene che sia “un diritto di tutti i lavoratori, di tutti settori, del nostro Paese”. Per Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, “il contratto nazionale è un istituto fondamentale per la redistribuzione della ricchezza e per la garanzia dei diritti dei cittadini. Se non si rinnovano i contratti, lo scontro sarà inevitabile. Non ci saranno sconti per nessuno”.

Quali sono i contratti collettivi da rinnovare

I settori coinvolti sono tantissimi, a partire da quello della manifattura, con le trattative in corso per quasi tutte le sue diramazioni, fatta eccezione per alimentare e vetro. Secondo Confindustria sono 57 i contratti rimasti in sospeso, riguardanti anche professioni ad alta specializzazione e settori molto grossi, con tanti addetti, come nel caso della meccanica che ha ben un milione e mezzo di persone coinvolte. Tra i 57 settori alcuni vedono condizioni particolarmente complicate per trovare un accordo, anche per l’intreccio con il comparto pubblico, come avviene per esempio nel caso della sanità privata. Parte dei contratti da rinnovare è scaduta nel 2019, un’altra parte nel 2020. E l’emergenza Covid-19 certamente, per dirla con un eufemismo, non ha velocizzato le trattative. I sindacati chiedono soprattutto l’aumento dei minimi, in tantissimi comparti. Per cifre che sono quasi sempre al di sopra del 100 euro di aumento.

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