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Mps, analisti e sindacati sono perplessi

Il nuovo piano industriale di MPS suscita reazioni negative da parte del mercato, degli analisti e dei sindacati. Profumo e Viola cercano nuovi soci ma forse dovrebbero concentrarsi sulla loro riforma organizzativa.
A cura di Luca Spoldi
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Alessandro Profumo ospite a "In Mezz'Ora"

Non c’è due senza tre: anche oggi Banca Mps resta sotto i riflettori a Piazza Affari complice da una parte le voci riguardanti l’identità dei futuri “soci privati” auspicati ancora ieri dal presidente Alessandro Profumo, dall’altra i numerosi report piovuti sul titolo dopo la presentazione ufficiale di un piano industriale 2011-2015 “lacrime e sangue” per tutti, dagli azionisti, che non vedranno che dividendi “minimi” per i prossimi anni e nel caso di Fondazione Mps si diluiranno ulteriormente (si parla di una discesa della partecipazione nel capitale attorno al 30% contro il ) non partecipando al futuro aumento di capitale da massimo 1 miliardo di euro che il Cda intende farsi autorizzare, anche a tranche nell’arco del prossimo quinquennio, da un’assemblea straordinaria dei soci già convocata, ai dipendenti, che tra pensionamenti “obbligatori” e dismissioni di rami di attività si ridurranno di 4.600 unità entro il triennio (circa il 15% della forza lavoro attuale), ai dirigenti (previsto il taglio di un centinaio di posizioni e una limatura “una tantum” quest’anno dei compensi).

Novità che non sono state accolte troppo bene nè dal mercato, dove il titolo ha chiuso in calo del 3,5% a 18,5 centesimi di euro per azione, nè dagli analisti, come prevedibile, dato che disegnano uno scenario ancora molto impegnativo ed un recupero di redditività in larga parte (il 70% circa secondo le previsioni della stessa banca) legato al taglio dei costi più che alla crescita di ricavi (che anzi sono visti in calo dell’1% medio annuo nel triennio rispetto ai livelli attuali) e degli utili. Così gli analisti di Equita sim deciso di sforbiciare il prezzo obiettivo da 0,34 euro a 0,19 euro per azione, stesso valore cui hanno limato il target price gli esperti di Natixis (che già indicavano prudenzialmente un prezzo di 0,20 euro a titolo), mentre i colleghi di Kepler lo hanno portato da 0,24 euro a 0,21 euro. Più drastica di tutti Deutsche Bank, che ha ribassato il target price a 0,15 euro per azione.

Il tutto a fronte di una nazionalizzazione “de facto” che persino Profumo ha dovuto ammettere, sia pure come misura temporanea (come si augurano sia anche i contribuenti italiani) e della reazione negativa dei sindacati, che ritengono il piano “arrogante e approssimato”. Il coordinamento Rsa di Mps (che riunisce Fabi, Fiba Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Dircredito e Ugl) sottolinea anzi la mancanza “di qualsiasi idea a livello di progetto industriale” “L’unica cosa che interessava al management – accusano i sindacati – era l’effetto annuncio dei pesanti tagli occupazionali”, un “segnale di disprezzo verso i lavoratori” simile a quello dato dalla disdetta del contratto integrativo, con la quale “si vorrebbero cancellare, con due righe, decenni di conquiste sindacali, in perfetta sintonia con i comportamenti delle peggiori controparti del settore creditizio e industriale”.

Per  questo motivosono già in corso di attivazione le procedure per indire uno sciopero di tutto il personale” e nei prossimi giorni verranno “decise tutte le iniziative necessarie per contrastare con ogni mezzo le decisioni unilaterali dell’azienda”. Il che in una Repubblica che pur essendo fondata sul lavoro, come recita l’art. 1 della Costituzione Italiana, fatica a digerire la riforma appena varata delle norme sul lavoro, che nelle intenzioni del governo Monti dovrebbero spostare il focus della tutela dal “posto” alla persona, offrendo qualche garanzia in meno a chi il lavoro già ce l’ha in cambio di qualche garanzia in più a chi ancora lo cerca o è all’inizio della sua vita professionale e dunque soggetto più debole, non sembra un segnale da sottovalutare da parte del management.

Management che però, a partire proprio dal presidente Alessandro Profumo e dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, sembrerebbe al momento concentrato nel tentativo di sfruttare le rispettive “entrature” nella finanza che conta a livello italiano ed europeo per cercare nuovi “investitori coraggiosi” pronti a investire in Mps nei prossimi anni. In cambio di cosa, visto che i dividendi saranno scarsi e l’andamento del titolo in borsa, dopo un crollo del 95% del valore, rischia di non offrire particolari certezze di guadagno in termini capitali? Dipende Se ad entrare nel capitale di Rocca Salimbeni saranno investitori finanziari o industriali.

Nel primo caso potrebbero essere, secondo voci rilanciate in giornata dalla stampa italiana, fondi sovrani (o di private equity che siano), secondo uno schema già messo all’opera da Profumo quando alla guida di UniCredit ha cercato di controbilanciare la crescente presenza e condizionamento delle Fondazioni bancarie del Nord (vicine alla Lega di Bossi e Maroni), nel secondo caso si tratterebbe di banche italiane (si fanno i nomi dello stesso UniCredit e di Intesa Sanpaolo) o anche straniere (potrebbero essere Bnp Paribas, già presente in Italia con la controllata Bnl, oppure Deutsche Bank, apparsa interessata agli sportelli che il gruppo pareva sul punto di cedere nelle scorse settimane, o anche il Credit Suisse).

Se nel caso dei fondi l’investimento potrebbe essere considerato appetibile alla luce delle modeste valutazioni della banca senese in questo momento, in vista di un’uscita a medio termine quando la crisi sarà superata e le valutazioni del titolo e del settore potrebbero riprendersi, nel caso delle banche qualcuno avanza il sospetto che l’interesse sia piuttosto quello di “mettere un piedino” sull’uscio di casa in vista di eventuali future dismissioni, accantonate in questo momento ma che potrebbero tornare d’attualità quando il quadro di riferimento del settore creditizio europeo si sia fatto più stabile e meno negativo.

E ai clienti chi ci pensa? Secondo Profumo e Viola dovrebbero pensarci almeno altri mille nuovi “sviluppatori”, 100 nuovi private bankers che rafforzeranno una rete che già conta su mille promotori finanziari e un migliaio di gestori del “credito prepatologico” il cui compito sarà quello di ridurre la cresciat delle sofferenze su crediti. Par di capire dall’enfasi posta sulla necessità di adottare un nuovo modello di organizzazione del lavoro denominato “Lpo, Lavoro per obiettivi”, che anche gli sportellisti di Mps dovranno aumentare la propria produttività. Preparatavi dunque a sentirvi offrire continuamente e con insistenza prodotti e servizi finanziari ogni volta che mettete piede in filiale, fosse anche solo per incassare un assegno o effettuare un prelievo.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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