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Mps abolirà il tetto del 4% al diritto di voto

Fondazione Montepaschi (tuttora primo socio dell’istituto senese col 37,56% del capitale) appoggerà la propsta del Cda di abolire il tetto del 4% al diritto di voto per i soci diversi dalla Fondazione. E’ un segnale positivo…
A cura di Luca Spoldi
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Alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca: Fondazione Montepaschi all’assemblea degli azionisti in agenda per giovedì prossimo ha deciso di votare a favore della proposta del Cda della banca di abolire del limite del 4% al possesso di azioni ordinarie dei soci diversi dalla stessa Fondazione. Un passaggio propedeutico, secondo fonti di stampa, al collocamento sul mercato di un ulteriore 10%-15% del capitale tuttora in mano a Palazzo Sansedoni (tuttora primo socio col 37,56%), che ha bisogno di fare cassa per chiudere l’esposizione nei confronto del sistema bancario, al momento pari a 350 milioni di euro. Accettando di rendere contendibile il controllo dell’istituto senese, che in borsa capitalizza 2,45 miliardi, la Fondazione rinuncia a difendere la “senesità” della banca ma rende possibile attrarre nuovi soci in vista del futuro aumento di capitale da 1 miliardo di euro il cui lancio, affidato in delega al Cda, è atteso per l’anno venturo, anche se l’amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, ha subito messo le mani avanti ribadendo che al momento “non ci sono né nomi né ipotesi sul tavolo” al riguardo.

La notizia è comunque doppiamente positiva: da un lato la Fondazione può sperare, alleggerendo il debito e diversificando in futuro i suoi investimenti, di tornare ad ottenere una maggiore redditività e dunque un flusso di risorse più costante nel tempo e meno aleatorio, col quale perseguire le sue finalità statutarie, dall’altro si riafferma il principio sacrosanto che il controllo di una banca (come di qualsiasi azienda) non può prescindere da adeguate dotazioni patrimoniali (e di know-how), che troppe volte in Italia sono invece risultate carenti. Potrebbe dunque essere l’inizio di una virtuosa trasformazione del settore creditizio con la definitiva capitolazione della banche popolari “maggiori”, Banca popolare di Milano in testa, finora rimaste tenacemente ancorate al modello del voto capitario a dispetto delle distorsioni da questo indotte in quanto ad efficiente allocazione dei capitali e all’implementazione di politiche organizzative al passo coi tempi a causa dello strapotere dei soci-dipendenti quando non dei soci-pensionati e dei rispettivi sindacati.

Il mercato azionario questo lo sa benissimo e infatti oggi festeggia con una doppia salita sia del titolo Mps sia di Bpm, nonostante l’ennesima seduta altalenante, per non dire negative, del listino di Milano.  Tra l’altro, come notano alcuni analisti, il via libera che in settimana giungerà all’abolizione del limite al diritto di voto dovrebbe comportare minori rischi anche per quanto riguarda il via libera che deve giungere dalla Ue per la sottoscrizione dei 4 miliardi di euro di “Monti bond” coi quali il Tesoro ha di fatto salvato l’istituto, autorizzazione “ex post” che dovrebbe arrivare prima dopo l’estate ma comunque prima della fine dell’anno. Da parte sua la Fondazione, che ancora nel 2008, al momento della “sfortunata” acquisizione di Banca Antonveneta dal gruppo Santander, controllava il 60% circa del capitale della banca, può recriminare certamente per una sequenza di errori manageriali, sfociati in qualche caso anche in inchieste della magistratura.

Ma come detto più volte, è ora di cambiare il modello di credito adottato dal paese e il tema dell’adeguamento delle governance dei nostri maggiori istituti in senso più rispettoso delle regole basilari del capitalismo “non all’italiana” è uno dei punti centrali. E’ quindi interesse di tutta la nazione che il processo di rinnovamento delle regole e di apertura a nuovi capitali (italiani o meno che siano, a patto che siano in grado di portare investimenti nel Belpaese e non siano solo interessati alla “cassa” o al “know how” di questa o quella banca o azienda) prosegua. Se sarà così o meno lo si vedrà presto, dato che nelle prossime settimane si capirà, ad esempio, come andrà a finire in casa Rcs (che stasera annuncia i risultati definitivi dell’aumento di capitale) e se Ansaldo Energia resterà al 100% italiana o aprirà il capitale a nuovi soci stranieri (nonostante le smentite sembrano poter essere interessati i coreani di Doosan e i tedeschi di Siemens).

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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