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Opinioni

Messaggio ai giovani: ora tocca a voi, o questo Paese non lo salva più nessuno

Crollo del Pil e aumento record di inattività e disoccupazione. I dati dell’Istat fotografano una crisi senza precedenti che bussa alle nostre porte, ma la politica, per di salvare l’esistente, si disinteressa delle generazioni più giovani. Ecco perché non è più possibile sopportarlo. Perché solo salvando i giovani si può salvare l’Italia.
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No, non andrà tutto bene.
Sì, il peggio deve ancora arrivare.

Lo diciamo guardando le impressionanti previsioni pubblicate oggi dall’Istat, con il dato shock di una diminuzione del Pil dell’8,3%, un numero che non si era visto nemmeno nel 2012, con la crisi del debito e la cura da cavallo del governo Monti (-2,8%), e nemmeno nel 2009 della grande crisi dei subprime (-6,6%). Da quando esistono le serie storiche, mai la ricchezza prodotta in Italia era diminuita così tanto, da un anno all’altro. Peggio di così non è mai andata.

E no, cari ventenni, o trentenni, o quarantenni che siate. Non lo diciamo per fare i profeti di sventura, o per rovinarvi le vacanze. Lo diciamo per darci la sveglia, una volta per tutte. Perché questo Paese non lo salva più nessuno se non lo salvate voi, se non lo salviamo noi.

Non lo salverà il traino dell’economia globale che se andrà bene si contrarrà del 3%, con una perdita cumulata di ricchezza pari a 9mila miliardi di euro, più grande delle economie di Giappone e Germania insieme. Non lo salverà il nostro attuale sistema produttivo, le nostre imprese grandi, medie o piccole che siano, che dovranno fare i conti con la secca della domanda globale e con il crollo della domanda interna. Non lo salveranno le banche, già piene di crediti in sofferenza. Non lo salverà lo Stato, che non ha nemmeno i soldi per piangere, e un debito enorme da saldare.

Soprattutto, nessuno salverà voi. Anzi, al contrario. Sarete le vittime che proveranno a sacrificare per salvare tutti gli altri. A chi credete che taglieranno stipendi e posti di lavoro? Alle partite Iva o ai contratti a tempo indeterminato? A voi o ai vostri genitori?  A chi credete che verrà concesso un mutuo? A un giovane che deve farsi una vita o a un anziano col patrimonio? Dove credete che metteranno i soldi che chiederanno in prestito? Nella scuola o nelle pensioni? E chi credete che dovrà restituire, prima o poi tutto quel debito? Loro oggi, o voi domani?

Intendiamoci: le cose andavano così pure prima del 20 febbraio. Ma ora, scusate la franchezza, non potete più far finta di nulla. Perché una classe dirigente – politica, imprenditoriale, sindacale – che nel pieno dell’emergenza sceglie di sacrificare la scuola, le donne lavoratrici e i giovani precari è una classe dirigente che rinuncia al suo futuro. E delle due, una: o sono davvero convinti di ripartire senza futuro, e sono dei pazzi. O sanno benissimo che stanno sbagliando tutto, e sono pure peggio.

In entrambi i casi, cari ventenni, trentenni, quarantenni, se state a guardare siete egualmente colpevoli. Se ve ne state zitti e fermi, mentre scappano dalla nave che affonda lasciandovi senza scialuppe di salvataggio, siete egualmente colpevoli. Se credete a capri espiatori ed alibi costruiti alla bisogna per far sì che ve la prendiate con tutti fuorché con loro – siano essi i cinesi o i migranti, i tedeschi o i francesi – siete egualmente colpevoli. Se siete davvero convinti che dando tutto ai vostri genitori sarete voi a salvarvi, siete egualmente colpevoli. O almeno complici.

Ora o mai più, quindi. Perché non ci sarà un’altra occasione per chiedere di mettere più soldi nella scuola, di dare alle donne opportunità lavorative e retribuzioni pari a quelle degli uomini, di rendere la vita più semplice a chi ha un’idea, di costruire un sistema di assistenza sociale che sia davvero universale, di puntare sulla riconversione ecologica che scardini antiche rendite di posizione, di avere il coraggio di investire davvero sull’innovazione, e pazienza se qualche ottantenne che sta nella stanza dei bottoni non la capisce.

Il Paese oggi si salva così. Con un poderoso scatto di immaginazione, creatività e visione e con un’agenda di priorità che sia diversa dalla mera sopravvivenza dell’esistente o dalla dolce morte. E sì, serve che vi incazziate un bel po’, e che vi diate da fare. Altrimenti, non succederà mai. E l'Italia morirà con voi.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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